Pochi statunitensi dimenticheranno facilmente il 2020, e non solo per la più grande pandemia dell’era moderna, che si è abbattuta ferocemente anche sugli USA. Il 2020, secondo le statistiche, è stato soprattutto l’annus horribilis per il clima negli Stati Uniti: 10 eventi meteorologici estremi, 30 tempeste tropicali (di cui 13 uragani), ondate di caldo record, siccità e incendi senza precedenti. Una stagione che ha segnato profondamente la vita di milioni di persone e, immancabilmente, ha lasciato alla nazione un conto salato da pagare, anche questo senza precedenti: circa 95 miliardi di dollari. Iperattiva e distruttiva, la stagione dei cicloni 2020 ha interessato un’ampia parte del territorio statunitense, risultando più violenta in prossimità della costa atlantica; Texas, Florida, Alabama, Mississippi, Louisiana, Georgia, South e North Carolina gli Stati più colpiti. Nevada e Utah, nel contempo, hanno registrato l’anno più secco della loro storia; Arizona e Colorado, il secondo mai avuto. Quest’ultimo ha subito anche la furia distruttiva delle fiamme, battendo, nello stesso anno, per ben 3 volte, per 3 diversi incendi, il proprio nefasto record personale. A farne le spese anche lo Stato di Washington, l’Oregon e la California, che aggiunge al suo palmares ben 5 dei 6 maggiori incendi boschivi estesi, mai registrati prima nell’area. Un’anno complesso, non solo per la popolazione statunitense, ma anche per le autorità. La Federal Emergency Management Agency o FEMA, fondata nel ’79 dal Presidente Jimmy Carter per supportare e coordinare le autorità locali in caso di calamità o disastri naturali, ha svolto egregiamente il suo compito, nonostante i tagli al budget imposti dall’amministrazione Trump.

Dal 1980, sul territorio USA, si sono verificati 285 disastri legati al clima. In poco più di 40 anni, sono stati spesi 1875 trilioni di dollari, solo per catastrofi meteorologiche.

Un recente studio condotto dagli scienziati della Stony Brook University, del Lawrence Berkeley National Laboratory e della Pennsylvania State University, pubblicato su Nature Communication, oltre che a confermare l’ormai diffusa verità scientifica dell’ antropogenesi del cambiamento climatico, si è focalizzato su come l’uomo abbia alimentato, negli anni, fenomeni climatici anomali. La responsabilità dell’aumento dei cicloni, come quelli che devastano ciclicamente l’East Coast, è da attribuirsi all’aumento della temperatura delle acque superficiali degli oceani. Mediante la tecnica statistico-matematica “Hindcast”, che consente di stabilire l’incidenza dell’aumento delle temperature sui fenomeni estremi, si può notare come il riscaldamento del pianeta abbia già causato un aumento delle precipitazioni orarie dovute agli uragani dell’11% ed alle tempeste tropicali del 10%, rispetto all’epoca pre-industriale. Un aumento consistente, verificatosi già con un incremento delle temperature delle acque superficiali degli oceani di 0,4/0,9 gradi centigradi. Tutto in un equilibrio precario, che difficilmente si riuscirà a mantenere.

di Valerio Orfeo

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