NAPOLI- In una baraccopoli di Buenos Aires, ai margini di una città indifferente, si consuma l’assassinio di Kevin, un bambino di nove anni. Il regista partenopeo Antonio Manco ha trascorso quattro anni nei barrios della capitale argentina ed è stato testimone di quella morte, a cui ha dato voce nel docufilm Ni un pibe menos. Si apre con una storia dura, ma raccontata con grande tenerezza, la IX edizione del Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli, in programma da oggi, lunedì 6 novembre, fino a sabato 11: sarà proiettata stamattina all’interno del carcere di Poggioreale, nella giornata dedicata al cinema oltre i muri e le sbarre. Proprio i muri rappresentano uno dei temi simbolo di quest’anno, assieme ai mari e al filo spinato: «Abbiamo scelto uno slogan che contiene tre simboli: il mare, che unisce i popoli ma può anche separarli, i muri, che hanno trovato tanti profeti in questi anni di migrazioni, e il filo spinato, che un tempo segnava le trincee nei conflitti ed oggi dovrebbe proteggere le società opulente dagli sguardi di chi fugge dall’inferno, in cerca dei propri diritti – dice il coordinatore Maurizio Del Bufalo –. Ma per noi essi rappresentano una sfida, sono limiti da superare perché tutti gli uomini possano diventare finalmente padroni del mondo, liberi di muoversi e vivere in ogni luogo del pianeta». Coordinato dall’Associazione “Cinema e Diritti” di Salerno, l’evento è organizzato in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli e gode del patrocinio del Consiglio d’Europa e di Amnesty International.
Proiezioni a Piazza Forcella – La tortura, il disagio mentale, le migrazioni e l’accoglienza, le stragi silenti come l’uranio impoverito e le sparizioni forzate in Sudamerica: ogni giornata accenderà i riflettori su una tematica specifica, attraverso proiezioni, mostre fotografiche e approfondimenti – tutti gli appuntamenti sono gratuiti –, per far conoscere le vicende di persone e di popoli che si battono in nome di valori come la dignità, l’uguaglianza, la libertà. I venti film in concorso sono stati scelti tra ben duecento pellicole provenienti da 47 Paesi: «Don Milani diceva di amare opere d’arte che sono opere d’urto e queste lo sono – sottolinea l’assessore alla Cultura Gaetano Daniele –, perché non inseguono il risultato estetico fine a se stesso, ma grazie alla creazione artistica cercano di dare forma ad un messaggio». Fulcro dell’iniziativa è lo spazio comunale Piazza Forcella di Via Vicaria Vecchia, sede della biblioteca intitolata ad Annalisa Durante: qui ogni pomeriggio si terranno dibattiti, incontri, le proiezioni di alcuni film fuori concorso e, a partire dalle 20:30, di tutti quelli in concorso. E nei pomeriggi del Festival – novità di quest’anno – le opere in gara saranno proiettate anche nella bottega E’ pappece a Via Mezzocannone e nella libreria Iocisto a Piazza Fuga.
Gli ospiti – A impreziosire l’edizione 2017 ci saranno Erri De Luca, stasera a Piazza Forcella per discutere di diritti, arte, letteratura e cinema, e Ilaria Cucchi, per la prima volta a Napoli con l’Associazione nata in memoria del fratello Stefano, che domattina sarà all’Ex OPG Occupato di Via Imbriani per spiegare a che punto è la lotta per una legge sulla tortura. E ancora, il sindaco di Riace, Domenico Lucano, che negli ultimi vent’anni ha realizzato nel paesino della Locride un modello esemplare di accoglienza dei migranti; un modello oggi accusato di irregolarità che rischia di scomparire, a cui il Festival renderà omaggio nella mattinata di sabato 11 novembre al Maschio Angioino, con la presentazione del libro Mimì capatosta di Tiziana Barillà, con l’intervento dell’autrice, dello stesso Lucano, del sindaco di Napoli Luigi de Magistris e di padre Alex Zanotelli. Il calendario completo delle iniziative è disponibile sul sito ufficiale www.cinenapolidiritti.it.

di Paola Ciaramella

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