ROMA. Diminuisce il numero di denunce  per usura,  ma crescono gli usurai in attività e quelli legati alle mafie. È quanto afferma Confesercenti, che nella giornata di oggi, insieme alla Rete per la legalità, ha promosso la terza edizione del “No Usura Day”, una giornata di sensibilizzazione su un fenomeno che non conosce crisi. Negli ultimi anni, infatti, le denunce sono passate da 398 del 2004 a 230 nel 2011, con un calo più marcato soprattutto negli ultimi due anni. «Il reato non è emerso in tutta la sua gravità – spiega Marco Venturi, presidente di Confesercenti -. Il numero delle denunce è più basso rispetto al 1996». Dall’altro lato, però, il numero degli usurai è schizzato da 25 mila degli inizi del 2000 agli oltre 40mila di oggi. «È l’unico comparto lavorativo con segno positivo in campo occupazionale – afferma Lino Busà, presidente di Sos Impresa, associazione antiracket e antiusura di Confesercenti -. E in questa spaventosa cifra troviamo di tutto: dallo strozzino di quartiere all’usuraio dalla faccia pulita, per finire con l’usura di mafia».

LE AZIENDE. Secondo Sos Impresa, dal 2010 al 2012, in Italia hanno chiuso circa 245 mila aziende commerciali e artigianali. Di queste il 40 per cento deve la sua cessazione all’aggravarsi di problemi finanziari, a un forte indebitamento e all’usura. Molti cambiano settore o denominazione sociale, ma un terzo di loro alla fine chiude definitivamente. Nel 2011 hanno chiuso una cinquantina aziende al giorno, bruciando in un solo anno circa 130 mila posti di lavoro. Complessivamente, secondo le stime realizzate da Sos Impresa, sono non meno di 200 mila i commercianti coinvolti in rapporti di usura, 600mila invece le posizioni debitorie a causa dell’indebitamento con più strozzini, con un tributo pagato dai commercianti ogni anno che si aggira a non meno di 20 miliardi di euro. A preoccupare maggiormente, però, è l’usura di mafia, che rappresenta il 40% di tutti i casi censiti nel 2011. Un dato che ha subito un raddoppio dal 2008, quando erano il 20,1% dei casi.

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