di Emiliano Moccia
FOGGIA. «Un carnaio». I baschi azzurri dell’Osapp di Puglia non hanno remore a descrivere le condizioni del carcere di Foggia. Una struttura che potrebbe ospitare regolarmente solo 371 detenuti mentre ad oggi ne accoglie 720. Ma la situazione non è migliore neanche negli altri penitenziari. «La Puglia è una regione che potrebbe ospitare solo 2.459 detenuti mentre ne contiene 4.315, di cui 216 donne. Viceversa, la polizia penitenziaria è composta da 2.404 unità ma ne servirebbero almeno altre 600». Sovraffollamento e disagio, dunque, sono le parole più usate dall’Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria che sta girando in lungo e in largo le province pugliesi per «denunciare una situazione preoccupante che accomuna detenuti e poliziotti delle undici sedi carcerarie presenti nella regione» spiega Domenico Mastrulli, vice segretario generale nazionale dell’Osapp.
“BOLLETTINO DI GUERRA”. Al di là dei numeri, però, l’aspetto che preoccupa maggiormente il sindacato è che «l’attuale sistema detentivo, così come attuato dallo Stato italiano, non consente di avviare reali percorsi di rieducazione del condannato che possano dimostrarsi utili una volta scontata la pena» aggiunge Mastrulli. Per il resto, quello rappresentato dall’Osapp è un “bollettino di guerra” che fotografa il clima che si respira all’interno dei penitenziari. In Puglia dall’inizio dell’anno al 31 agosto si sono verificati, per citare qualche dato: 27 ferimenti, 101 colluttazioni, 389 casi di autolesionismo, 79 tentativi di suicidio e tre suicidi. «Quando dieci persone sono rinchiuse in celle da tre posti, con le temperature che toccano i 50 gradi, vivendo in uno stato di restrizione, – aggiunge Mastrulli – può capitare che prima o poi accada qualcosa. Sono dei colpi di testa, delle scintille che ci obbligano a raccogliere l’allarme, il disagio che arriva dai detenuti per portarlo all’attenzione delle istituzioni». Pertanto, «l’aggressione da parte di alcuni detenuti nei confronti della polizia penitenziaria non credo che si possa attribuire interamente a chi vive in stato di detenzione. Va piuttosto attribuita al sistema carcerario che ha delle evidenti lacune, a partire dal sovraffollamento».
LE PROPOSTE. Di qui, l’esigenza di mettere in campo degli interventi al fine di decongestionare le carceri, con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita dei detenuti ed il lavoro dei baschi azzurri. Diverse le proposte dell’Osapp. «Una maggiore presenza dello Stato all’interno delle strutture, l’avvio di canali educativi che portino ad un radicale percorso di risocializzazione dei detenuti, e soprattutto l’istituzione da parte del Governo di una commissione ispettiva che svolga più compiti: procedere ad un’attenta verifica delle strutture idonee, chiudere quelle ormai inadeguate come la sezione femminile di Bari, e riaprire i carceri realizzati e mai utilizzati». L’esempio riguarda da vicino la provincia di Foggia, dove negli anni lo Stato ha fatto costruire strutture penitenziarie e mandamentali mai entrati in funzione nei comuni di Apricena, Accadia, Bovino, Orsara di Puglia e Volturara Appula.

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