NAPOLI- Lasciarsi andare per colmare un vuoto. È quello che fa Katie, ogni volta con un uomo diverso, donando il suo corpo, ma non il cuore. Rendendosi schiava di un bisogno che ha il volto della paura: amare è pericoloso da quando suo padre non c’è più. Katie (interpretata da Amanda Seyfried) è la protagonista di “Padri e figlie”, l’ultimo film di Gabriele Muccino, in tutte le sale dal 1 ottobre.  Ventisettenne dal viso d’angelo, Katie è un’assistente sociale orfana di ambo i genitori. Il padre in particolare, è Jack Davis (Russell Crowe): scrittore che prima di morire riesce a terminare il libro omonimo che dà il titolo al film, vincendo prestigiosi premi letterari che non potrà mai ritirare di persona. La storia è ambientata nel presente, ma anche nel passato, snocciolandosi attraverso continue analessi che incastrano gli eventi l’uno dopo l’altro come in un puzzle. Si comincia nel 1989, a New York. In seguito a un incidente d’auto Jack rimane vedovo e vittima di un serio disturbo mentale, che lo costringerà al ricovero in una clinica psichiatrica, e ad affidare temporaneamente Katie agli zii materni. A nulla serviranno le cure dei medici. Sette mesi dopo, infatti, la malattia nervosa di Jack si ripresenterà più forte che mai, provocandogli attacchi psicotici sino alla morte. La stessa morte che separerà un padre e una figlia legati da un amore viscerale. A molti anni di distanza, Katie, ormai adulta, vuole diventare psicologa, ma deve fare i conti prima con se stessa per poter aiutare il prossimo. Il circolo vizioso del sesso in cui, suo malgrado, si trova imbrigliata, la spinge da un locale all’altro in cerca di avventure estreme, con uomini di cui non ricorderà nemmeno il nome. Fin quando un giorno non incontra Cameron (Aaron Paul), giornalista freelance e aspirante scrittore. Lettore, fra l’altro, dell’ormai celebre Jack Davis. La scintilla fra i due scoccherà subito, ma Katie è troppo spaventata per poterlo ammettere. Per amare sinceramente un altro uomo che non sia suo padre, e che, soprattutto, non l’abbandonerà.

Dopo “La ricerca della felicità” e “Sette Anime”, Muccino torna al cinema con un film che si caratterizza per l’intimità del sentimento, che sonda i dolori e le ferite dell’animo. E lo fa con un cast di tutto rispetto: tra gli altri la sempre elegante Jane Fonda nella parte dell’agente letterario, e Diane Kruger in quella della zia umiliata dal tradimento. La Katie bambina è invece interpretata dalla piccola Kylie Rogers, perfetta nell’anticipare quelle rotture che durante l’infanzia possono inevitabilmente compromettere il futuro di chi è stato segnato da episodi traumatici. La vera cura non sembra essere l’amore, ma il coraggio di ricominciare. Rimettersi in gioco nel tempo presente: senza paura, né il tormento di demoni passati.

di Francesca Coppola

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