Bambini-romROMA. È dedicato ad Angelo, morto a soli cinque mesi, e a tutti i bambini rom che come lui hanno perso la vita all’interno degli insediamenti della capitale, «Rom(a) underground. Libro bianco sulla condizione dell’infanzia rom a Roma». A pochi mesi dal rinnovo della giunta capitolina, l’associazione 21 Luglio passa al setaccio le politiche messe in campo, dal 2009 al 2012, dall’amministrazione Alemanno attraverso lo strumento del Piano nomadi. L’attenzione si focalizza sull’infanzia rom e sulle condizioni abitative dei 4000 bambini all’interno dei villaggi sparsi fuori e dentro il GRA.
DIRITTI. La domanda che l’associazione si pone è se ai bambini rom vengono garantiti i diritti essenziali alla salute, all’istruzione, all’alloggio, al gioco e alla non-discriminazione previsti per ogni bambino, al di là di qualsiasi distinzione di razza, colore, sesso, origine etnica, dalla Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, ratificata dall’Italia nel 2001. La risposta dell’organizzazione è di dura condanna alle politiche previste dal Piano Nomadi che, non solo non salvaguardano i diritti dei minori rom, ma creano spesso le condizioni affinché questi vengano violati. Nessun criterio di vivibilità e inadeguatezza agli standard internazionali previsti per gli alloggi. Lontananza dal tessuto urbano per la gran parte dei villaggi attrezzati con conseguente isolamento. Strutture abitative troppo piccole per ospitare famiglie numerose con livelli di promiscuità altissimi. E poi assenza di spazi ludici e formativi; condizioni igienico-sanitarie troppo spesso critiche.
I CAMPI. Nel libro bianco i campi appaiono come grandi ghetti dove, quotidianamente, vengono negati ai più piccoli i diritti essenziali. Già da tempo l’associazione ha iniziato una dura campagna contro l’apartheid dei rom il cui simbolo sono proprio i grandi “villaggi attrezzati”, i “campi tollerati” e i “centri di raccolta rom”.Una campagna di denuncia che 21 Luglio conduce di pari passo con quella in favore del diritto alla casa anche per i rom. Battaglia che, a fine gennaio, ha visto uno spiraglio nel bando del Comune che ha aperto alla possibilità, concessa anche alle famiglie straniere presenti sul territorio cittadino, di concorrere all’assegnazione di alloggi popolari. È proprio la casa a fare la differenza tra condizioni di vita accettabili o al limite della sopravvivenza. La precarietà abitativa per i minori si traduce infatti in precarietà anche dello stato di salute, con la diffusione delle cosiddette patologie da ghetto – dermatiti, problemi respiratori, verruche, scabbia – rilevate dal Rapporto. Ma l’esclusione socio-abitativo condiziona anche il diritto all’istruzione dei minori rom che, quando vivono nei villaggi attrezzati, sono spesso troppo lontani dalle scuole che frequentano, raggiungono gli istituti con pulmini privati o comunali, riportando ritardi quotidiani sulla campanella di inizio lezione e conseguenze inevitabili sull’apprendimento. Tutti fattori che influenzano la possibilità di inclusione sociale dei minori, limitando non solo i diritti essenziali dei bambini ma condizionando fortemente, denuncia l’organizzazione, anche la loro possibilità di diventare adulti integrati.

di Antonella Migliaccio 

PER SAPERNE DI PIU’
Il video realizzato dall’Associazione 21 Luglio
 

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