NAPOLI – I movimenti migratori sono cambiati, è un dato di fatto. E, altro dato di fatto, hanno cambiato il mondo. È ciò che emerge dalla giornata di studio sulle migrazioni di venerdì 16 dicembre, al Dipartimento di Scienze Politiche dell’università “Federico II” di Napoli, dal titolo “Noi nel Mondo e il Mondo da noi: novità e prospettive nelle migrazioni”, organizzata grazie ai fondi dello stesso Dipartimento, del Centro Interdipartimentale di servizi Linguistici e Audiovisivi (CILA) dell’università “L’Orientale” di Napoli, e dell’Istituto di Studi sulle Società del Mediterraneo.
IL CONVEGNO– L’incontro, tra studiosi, esperti, operatori e studenti, è giunto alla seconda edizione. Lo spiega il professore Salvatore Strozza, coordinatore del Master in Immigrazione e politiche pubbliche di accoglienza e integrazione a Scienze Politiche e docente ordinario di Demografia nello stesso dipartimento, tra gli organizzatori e relatori della giornata: “L’esigenza di avere un’occasione in cui riunire gli artefici dei diversi rapporti per dialogare insieme e fornire un quadro d’insieme dei fenomeni migratori, evidenziando continuità e novità emerse nell’ultimo anno, scaturisce dalla constatazione che ormai ogni anno sono pubblicati circa 10 rapporti sulle migrazioni, a carattere generale o tematico, che in realtà raggiungono solo un pubblico specialistico a fronte di un frastuono sempre più assordante di dibattiti e discussioni che non di rado si basano solo su notizie estemporanee e tengono poco o per niente conto delle conoscenze acquisite”, e prosegue, “Napoli si candida a fare, a fine anno, il punto della situazione sulla base dei rapporti usciti nel corso dell’anno. L’ambizione è quella di proporre un evento che sia possibile replicare annualmente, un momento di incontro tra gli autori di questi importanti rapporti per delineare un quadro d’insieme e fornire agli interessati una rappresentazione attenta della complessa realtà migratoria”. I rapporti, dati in copia gratuita a chi ne facesse richiesta, sono stati illustrati, tra gli altri, da Vittoria Buratta, per l’Istat; Delfina Licata e don Gian Carlo Perego, per la Fondazione Migrantes; Ugo Melchionda dell’Idos; Tatiana Esposito per il Ministero del Lavoro.
I DATI – “Dal 2007 al 2015, è cambiato il profilo di chi arriva in Italia: più del 50 per cento, nel 2007, richiedeva permessi di soggiorno per motivi di lavoro; oggi, si approda qui per scappare a guerre e carestie”, afferma Vittoria Buratta. Cresce, così, l’emigrazione “da spinta”, e l’Italia “è più un paese di transito che di destinazione finale”. Gli immigrati, i cosiddetti nuovi cittadini, hanno anche cambiato l’Italia stessa: “Sono la quota di occupati più rilevante, spiega Tatiana Esposito, “e forniscono contributi in numero maggiore che gli italiani stessi: si tratta di un unicum in Europa”. A integrare il quadro, i dati forniti dalla Fondazione Migrantes: “Si è passati dall’ 80 per cento al 170 per cento delle prime pagine dedicate dall’informazione italiana alle migrazioni”. Ma con quali risultati, viene da chiedersi, in termini di percezione dell’altro? Sta di fatto che la possibilità di studiare il fenomeno delle migrazioni utilizzando diverse fonti è una vera risorsa, come ribadisce il professor Strozza: “L’integrazione tra più fonti consente spesso di scandagliare in profondità i fenomeni migratori, cogliendone le diverse sfaccettature”.

IL RUOLO DEGLI ATENEI – In questo contesto, l’università, in quanto ente di ricerca e formazione, può giocare un ruolo chiave. Con le parole del professor Strozza: “Le università possono favorire la conoscenza e tramettere, in particolare agli studenti, gli strumenti teorici e tecnico-metodologici più idonei per analizzare la realtà. Senza contare che la ricerca scientifica conduce spesso anche alla individuazione di strategie e strumenti di intervento volti a favorire il miglioramento delle condizioni di vita delle persone”. In che modo? “Prima di tutto, fornendo il proprio contributo conoscitivo attraverso ricerche scientifiche capaci di fare luce sulle cause e le conseguenze delle migrazioni, nonché sulle caratteristiche, i bisogni, le condizioni di vita e i processi di integrazione delle popolazioni migranti. In secondo luogo promuovendo la diffusione dei risultati delle ricerche e stimolando il confronto tra gli studiosi, ma anche tra studiosi, amministratori e operatori del settore”.

di Laura Longo

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