Una mappa delle opportunità in favore dei ragazzini dell’Ucraina in fuga dalla guerra che grazie all’ausilio di docenti, educatori e altre professionalità stanno progressivamente ritrovando la voglia di sperare nel futuro dopo settimane terribili perché spettatori ignari di un devastante conflitto. La Rete Educativa del Rione Sanità, decine di associazioni e scuole del territorio di Stella San Carlo all’Arena e dintorni sono parte attiva, ciascuna per le proprie competenze e peculiarità, di questa idea vincente perché concreta nell’aiuto ai minori a cui l’eco delle bombe ha strappato il sorriso. La mappa delle opportunità, sostenuta dalla Terza Municipalità di Stella San Carlo all’Arena, coinvolge attualmente diverse decine di minori ucraini frequentanti le scuole dell’infanzia, elementari e medie della zona per l’apprendimento della lingua italiana. Agli stessi ragazzini viene anche data la possibilità di usufruire, qualora necessario, di un sostegno psicologico, sanitario, economico, di strumenti di mediazione culturale e di orientamento lavorativo: tutte attività di un certo rilievo per la crescita della persona a maggior ragione se minori. A far parte della mappa delle opportunità istituti quali l’Angiulli, il Casanova-Costantinopoli, la Russo-Montale, il Convitto Vittorio Emanuele II, la scuola paritaria Giovanni XXIII, Smaldone, Ozanam. Associazioni come la Tenda, la Fondazione Comunità San Gennaro, la Locomotiva Onlus, Pegaso Onlus.

L’accoglienza –La presentazione della mappa delle opportunità nel giardino dell’Ic Volino – Croce – Arcoleo di via De Gasperis 11, uno degli istituti coinvolti, alla presenza, tra gli altri, del console ucraino di Napoli Maksym Kovalenko. «Volevamo sinergicamente uscire dall’individualismo –  spiega il preside della scuola Pasquale Vitiello –  I ragazzi ucraini vengono accolti a scuola anche di pomeriggio in vari laboratori per apprendere la lingua italiana e inserirsi al meglio. La mappa delle opportunità è un esperimento che contiamo di allargare anche ad altri ragazzi del territorio: per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio». L’accoglienza nelle classi dei giovani ucraini è anche occasione per conoscere uno spaccato di vita a dir poco complesso. Carmen Illiano, insegnante di lettere della scuola media all’Ic Volino-Croce-Arcoleo, spiega: «Nelle mie classi ci sono una ragazzina di prima media e un ragazzino di seconda. Lei è venuta in Italia in bus da sola con la sorella, ospite di sua nonna che lavora in Italia da vent’anni mentre i genitori sono rimasti in Ucraina. Il papà fa parte dell’esercito e arruola i combattenti e anche la madre contribuisce alla difesa del Paese. È spigliata, brillante parla della guerra e del comportamento di Putin. Vuole costruirsi un futuro radioso». Diverso invece l’atteggiamento del ragazzo di seconda media. «È traumatizzato, purtroppo – aggiunge la professoressa Illiano – ha difficoltà ad aprirsi perché ha visto cose pesanti nelle settimane in cui ha convissuto con la guerra in Ucraina. Ma grazie alla mediazione culturale per l’apprendimento dell’italiano e al calore dei suoi compagni di classe, sta facendo progressi. Il percorso di inclusione sta andando bene».

I genitori solidali e l’incontro con i ragazzi – Figure di rilievo nella mappa dell’opportunità sono i cosiddetti genitori solidali, mamme e papà ucraini già ben integrati a Napoli che fungono da tramite per facilitare l’inserimento dei ragazzini connazionali invece giunti da poco e che necessitano di un percorso ancora lungo di inserimento, anzitutto linguistico. «Ci incontreremo con loro a cadenza mensile, si sono mostrati subito disponibili a dare il proprio contributo divenendo parte attiva del gruppo di volontari. C’è grande sintonia» spiega con un’energia coinvolgente nel racconto Amalia Aiello ex insegnante, psicologa e tra le fondatrici della Rete Educativa del Rione Sanità 15 anni fa protagonista di varie iniziative con i ragazzi del territorio: dal carnevale organizzato con le scuole alla caccia al tesoro ai campi estivi. L’esperienza vissuta con i ragazzini ucraini è toccante anche per educatrici come Daniela Pistis, dell’associazione Pegaso Onlus e della Rete Educativa. «Si è creata un’empatia, al di là del ruolo». Pistis racconta una storia. Una famiglia di Leopoli che abbiamo accolto è voluta tornare nella propria città di origine. I componenti del nucleo prima di partire ci hanno scritto una lettera, tradotta da una ragazza ucraina che vive sul territorio da anni. È stato davvero emozionante leggerla, soprattutto nella parte in cui dicevano di essersi sentiti in famiglia qui a Napoli sperando di tornarci da turisti e non da profughi. La stessa famiglia ci ha anche invitato a Leopoli quando sarà tornata la pace».

I numeri degli arrivi- Stando ai dati dell’Unhcr, l’agenzia Onu dei rifugiati, sono scappati dall’Ucraina in fiamme a tutt’oggi almeno 5 milioni e mezzo di persone, che hanno raggiunto varie parti d’Europa. In Italia il numero dei profughi è di 105.000 circa. Di questi il numero dei bambini si aggira sulle 45.000 unità. A Napoli e provincia le presenze hanno toccato la quota di almeno 20.000 che diventano il doppio e più contando l’intero territorio della Regione Campania. «Ringraziamo i nostri fratelli e sorelle italiani che stanno accogliendo gli ucraini anche con l’idea della mappa delle opportunità – le parole del console ucraino a Napoli Maksym Kovalenko – Ancora oggi almeno 200-300 persone al giorno arrivano al nostro consolato, con sede al Centro Direzionale, per richiedere i documenti. Continuano a esserci tante attività umanitarie di associazioni e enti del settore musicale, culturale, scolastico. Siamo grati per questo». La cabina di regia con la Prefettura di Napoli, Asl, Protezione Civile, Regione Campania ha permesso al Comune di Napoli di provvedere presso le proprie strutture all’accoglienza di oltre 1000 persone, 300 nuclei familiari (qualcuno ha trovato ospitalità anche in Molise), con 7000 persone passate all’hub della Mostra d’Oltremare, tra i centri di maggior coordinamento dell’assistenza agli ucraini. Contento si mostra Luca Trapanese, assessore al Welfare del Comune di Napoli. «La scuola ha mostrato subito il proprio lato dell’accoglienza e dell’inclusione permettendo ai bambini ucraini di tornare in classe. È questo il modo giusto di agire e Napoli sta ospitando come solo lei sa fare i fratelli ucraini».

di Antonio Sabbatino

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