pena-di-morte-ROMA – Sono almeno 580 le persone messe a morte nel 2012 in Iran. Il 76 per cento delle esecuzioni è motivato da accuse relative alla droga. È quanto emerge dal Rapporto annuale sulla pena di morte in Iran 2012 redatto da Iran Human Rights. Il numero delle esecuzioni del 2012 è tra i più alti registrati da oltre 15 anni. Ihr sottolinea tuttavia che, in un contesto in cui manca la trasparenza nei procedimenti giudiziari e la libertà di stampa è soffocata, le condanne eseguite potrebbero essere più numerose di quelle che Ihr riesce a documentare in modo certo e a inserire nel rapporto annuale.
ESECUZIONI DI MASSA- Ad esempio Iran Human Rights ha avuto notizie di esecuzioni segrete di massa nel carcere di Vakilabad a Mashhad, dove probabilmente negli ultimi mesi del 2012 sono stati messi a morte centinaia di detenuti. Nel rapporto annuale l’organizzazione ha incluso solo 85 casi di queste esecuzioni segrete, mentre ne ha esclusi provvisoriamente altri 240 (verificatisi sempre a Vakilabad) riguardo ai quali è ancora impegnata nella verifica delle informazioni disponibili.
LE CAUSE- Anche quest’anno la maggior parte delle persone messe a morte è stata accusata di reati relativi al traffico di droga: 438 su 580. In Iran, infatti, il possesso di 30 grammi di eroina, morfina, cocaina, Lsd, metanfetamina o droghe simili è punibile con la morte. Le altre accuse che portano i detenuti sul patibolo sono: stupro e violenza  sessuale, omicidio, Moharebeh (guerra contro Dio) e rapina a mano armata.
Resta  altissimo (con dati analoghi a quelli record del 2011) il numero delle esecuzioni in pubblico: 60 nel 2012. Ihr sottolinea come le autorità iraniane abbiano più volte invitato, con volantini e manifesti, la popolazione locale ad assistere alle esecuzioni pubbliche. Quella delle esecuzioni in piazza è una prova di come le autorità iraniane usino sempre di più la pena di morte come strumento di controllo sociale basato sul terrore.
LE ETNIE- Il boia ha colpito con costanza diverse minoranze etniche e religiose dell‘Iran: gli arabi ahwazi, i curdi, i baluci e gli afgani. Almeno 27 cittadini afgani e un cittadino pakistano sono stati messi a morte nel 2012. Molti altri appartenenti a queste minoranze sono tuttora a imminente rischio di esecuzione. La maggior parte delle esecuzioni è avvenuta per impiccagione, ma anche quest’anno Iran Human Rights ha registrato 4 casi di donne lapidate. Tali casi, però, non sono stati inclusi nel rapporto perché l’associazione sta ancora cercando conferme attendibili. Va peraltro ricordato che la lapidazione è uscita dal codice penale islamico iraniano, ma rimane nella sharia, perciò di fatto fa ancora parte del sistema giuridico iraniano, come ribadito a febbraio scorso da Mohammad Ali Esfenani, il portavoce della Commissione di giustizia del Parlamento iraniano: “La lapidazione – ha detto Esfenani – è stata rimossa soltanto dall’ordinamento giudiziario ma esiste ancora nella Sharia e da lì non può essere certo rimossa”.
LA RICHIESTA- Alla luce di quanto denunciato nel Rapporto annuale sulla pena di morte in Iran,Iran Human Rights raccomanda alle Nazioni Unite di rinnovare il mandato del relatore speciale sulla situazione dei diritti umani in Iran e di nominare una commissione d’inchiesta per accertare la verità sulle esecuzioni segrete.

di M.D.

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