istat_censROMA – Il Terzo settore  è in crescita. A rilevarlo è l’Istat con la diffusione dei dati del 9° Censimento dell’industria, i servizi e del non profit dell’Istat. Al 31 dicembre 2011 le organizzazioni non profit attive sul territorio nazionale sono 301.191 con un incremento del 28% rispetto al 2001, anno dell’ultima rilevazione.Le dimensioni del settore sono rilevanti anche in termini di risorse umane impiegate. Le istituzioni che operano grazie all’apporto di volontari sono 243.482, pari all’80,8% delle unità attive (con un incremento del 10,6 % rispetto al 2001) per un numero totale di 4 milioni 759 mila volontari.Il rapporto sottolinea che  il settore è tra i più dinamici anche in termini di dipendenti, con un  39% in più in dieci anni di occupati. In generale la crescita del non profit riguarda tutte le regioni italiane, con punte sopra la media nazionale al Centro e nel Nord- ovest (rispettivamente 32,8 e 32, 4% in più rispetto al 2001).
I CAMPI D’INTERVENTO- In base alla classificazione delle attività svolte dalle organizzazioni non profit adottata nell’ambito del Censimento l’area Cultura, sport e ricreazione è il settore di attività nel quale si concentra il massimo numero di istituzioni: oltre 195 mila istituzioni, pari al 65% del totale nazionale. L’Assistenza sociale (che include anche le attività di protezione civile), con 25 mila istituzioni (pari all’8,3% del totale), si distingue come secondo ambito di attività prevalente, seguito dai settori. Relazioni sindacali e rappresentanza di interessi (16.414 istituzioni, pari al 5,4%), Istruzione e ricerca (15.519 istituzioni, pari al 5,2%) e Sanità (10.969 istituzioni, pari al 3,6%). I restanti 7 settori raccolgono il 12,5% delle istituzioni non profit.
DOVE- La distribuzione territoriale delle istituzioni non profit mantiene le caratteristiche di relativa concentrazione nell’Italia settentrionale (157.197 unità pari al 52,2% del totale nazionale) e di una minore localizzazione nel Centro (64.677 unità pari al 21,5%) e nel  Mezzogiorno (79.317 unità pari al 26,3%). La Lombardia e il Veneto si confermano le regioni con la presenza più consistente di istituzioni, con quote rispettivamente pari al 15,3% e al 9,6 per cento, seguite da Piemonte (8,6%), Emilia-Romagna (8,3%), Toscana e Lazio (7,9%). Le regioni con minore presenza di istituzioni sono la Valle d’Aosta (0,4%), il Molise (0,6%) e la Basilicata (1,1%). Rapportando il numero di istituzioni alla popolazione residente, si conferma la maggiore diffusione del settore nel Nord-est con 64,9 istituzioni ogni 10 mila abitanti. Il rapporto è anche elevato nel Centro (55,8) e nel Nord-ovest (52,6), mentre è più contenuto nelle Isole (44,4) e nel Sud (35,7).
QUANTE- Il numero complessivo delle unità di rilevazione ha raggiunto le 481.473 unità, di cui 474.765 iscritte nella lista precensuaria e 6.708 individuate nel corso delle operazioni censuarie. Considerando l’esito della rilevazione, 301.191 unità (pari al 62,6% delle unità in lista e nuove) sono risultate attive alla data di riferimento, mentre 166.777 (il 34,6%) sono unità inattive, cessate, fuori campo di osservazione, duplicate all’interno della lista o irreperibili. Infine, sono 13.505 (il 2,8 %)  le unità che non hanno restituito il questionario e per le quali non è stato possibile attestare alcun esito.

di W.M.

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