ROMA – Era il 2 settembre del 2015, giusto un anno fa: la foto di Aylan Kurdi, il bambino annegato ritrovato su una spiaggia turca, faceva il giro del mondo. Grazie ai social network e al tam tam mediatico si sollevò un’indignazione generale, si discusse di rifugiati e migranti, si pianse la morte di un bambino innocente.
Un anno dopo, i leader del pianeta continuano a non dare risposte alla crisi globale dei rifugiati. Lo denuncia Amnesty International, che con un comunicato ricorda co-me appena due mesi fa, a luglio, i negoziati preparatori del vertice delle Nazioni Uni-te sui rifugiati del 19 settembre hanno rinviato al 2018 l’esame della proposta del se-gretario generale Ban Ki-moon di un “Global compact sulla condivisione delle re-sponsabilità sui rifugiati”.
SHETTY – “A settembre rischiamo di assistere a un altro conclave di leader mondiali che terminerà con dichiarazioni ipocrite mentre altri bambini resteranno a soffrire”, ha dichiarato Salil Shetty, segretario generale di Amnesty International.
“Se non si assumeranno maggiori responsabilità di fronte alla crisi che si sviluppa davanti ai loro occhi e se non accoglieranno un maggior numero di persone in fuga dalla guerra e dalla persecuzione, i paesi più ricchi condanneranno altre migliaia di bambini a rischiare la vita in viaggi pericolosissimi o a rimanere intrappolati in campi per rifugiati senza alcuna speranza per il futuro”, ha aggiunto Shetty.
“L’incredibile moto di compassione mostrato l’anno scorso per Aylan Kurdi dovrebbe estendersi agli innumerevoli bambini rifugiati che sono alla disperata ricerca di aiuto. I governi stanno gestendo la crisi dei rifugiati con egoismo, come se le persone che rappresentano non fossero in grado di provare solidarietà per chi si trova oltre la frontiera. È giunto il momento di affrontare la crisi dei rifugiati in prima persona e di mostrare ai nostri leader che noi vogliamo accogliere i rifugiati”, ha concluso Shetty.
I NUMERI – Intanto la strage continua: 11112 è il numero di morti e dispersi in mare nel tentativo di raggiungere l’Europa negli ultimi tre anni.  Il calcolo, effettuato dall’Unhcr, inizia con la strage di Lampedusa del 3 ottobre 2013, in cui persero la vita 368 persone. Secondo l’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati, nel 2016 sono morte 3167 persone nel tentativo di attraversare il Mediterraneo (erano 1850 nei primi sei mesi del 2015).
LA FOTO DI COPERTINA – Molti sono stati gli artisti che hanno donato al mondo una personale interpretazione della foto di Aylan, divenuta il simbolo dell’ esodo di intere popolazioni che cercano di sfuggire alla guerra, alla fame o alle persecuzioni. Comunicare il Sociale ha voluto accompagnare l’articolo con quella di Gunduz Agayev, denominata “Dio sia con te, piccolo angelo”
Gunduz Agayev è un pittore dell’Azerbaigian. Nella sua opera, Aylan gioca sulla spiaggia accanto al suo stesso cadavere coperto misericordiosamente dalla sabbia

di Francesco Gravetti

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