Un sostegno in favore di famiglie puntando sull’educazione alimentare attraverso una dieta sana ed equilibrata con l’obiettivo, non secondario, di creare i presupposti per un futuro reinserimento lavorativo. Sono queste le principali direttrici di “Mai più fame: dall’emergenza all’autonomia’’, progetto promosso da Azione Contro La Fame già avviato a Milano un anno fa e ora sbarcato a Napoli con il coinvolgimento di 50 famiglie del territorio di Forcella e Quartieri Spagnoli, 200 persone all’incirca in totale. A segnalarle, le reti sociali del territorio. A promuovere l’iniziativa in città, presentata stamattina nella sala giunta del Comune di Napoli, Foqus e l’Altra Napoli che stanno affiancando Azione Contro La Fame già da un mese in questo percorso, dalla durata complessiva di 4 mesi. In questo periodo gli adulti beneficiari avranno la possibilità di accrescere l’orientamento utile alla ricerca di un posto di lavoro acquisendo al contempo autostima.

Gli interventi– Simone Garroni, direttore di Azione Contro la Fame, ricorda: «Il contesto italiano è quello di una povertà crescente, incrementato negli ultimi 15 anni Ci sono 5,6 milioni di povertà assoluta e 1,3 bambini; questo accade soprattutto nelle Città Metropolitane come Milano e Napoli.  In Italia – aggiunge – sono sempre di più le famiglie vulnerabili costrette a ridurre i pasti giornalieri e a impoverire la dieta. Si tratta di una vera e propria emergenza a cui questo progetto ha dimostrato di saper rispondere in modo innovativo ed efficace, mettendo in sinergia le reti territoriali, le aziende, i partecipanti al programma, per costruire una sicurezza alimentare a lungo termine e consentire loro di uscire definitivamente dal circolo vizioso della povertà e della fame». Secondo Antonio Lucidi, vicepresidente de l’Altra Napoli Onlus, «Il contrasto all’emergenza alimentare, è forse la battaglia più importante nella lotta alla marginalità economica. L’azione prende vita anche attraverso un’importante sinergia di rete territoriale in cui le Istituzioni svolgono un grande ruolo. Confidiamo nella bontà del percorso, nella certezza possa incidere significativamente per migliorare le prospettive degli ultimi». A dire la sua anche il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi. «Il contrasto concreto alle nuove povertà passa necessariamente per un aiuto ai soggetti più fragili e la rete tra l’associazionismo e gli enti istituzionali è fondamentale per raggiungere questi obiettivi». Per tale motivo, è persuaso il primo cittadino, «iniziative come queste di Azione contro la Fame, Altra Napoli e Foqus, sono utili per lavorare tutti insieme affinché azioni concrete, unite alla conoscenza, all’informazione e alla formazione, contribuiscano a restituire dignità sociale alle famiglie in difficoltà».

I benefici del progetto -Nel primo anno di vita “Mai più fame: dall’emergenza all’autonomia’’ su 55 beneficiari totali ha permesso a 26 di essi, il 47,3% del totale, di ottenere un contratto a regolare di lavoro (2 a tempo indeterminato, il resto a tempo determinato con una media di 68 giorni di lavoro). A sei mesi dalla fine dei percorsi formativi, la durata media del contratto di lavoro è aumentata a 209 giorni con un monte ore di lavoro settimanale media di 24,5 ore. Inoltre, altre 3 persone delle 55 sono tornate alla formazione. I non inseriti sono stati 18 (32,7%), 2 gli abbandoni (3,6%), 6 con epilogo di altra natura.

Le testimonianze– Tanta la voglia di riscatto in chi a Napoli è inserito in “Mai più fame: dall’emergenza all’autonomia’’. Giovanna Montanino, 39enne confessa apertamente: «Da quando un mese fa ho cominciato quest’avventura ho riscoperto me stessa, sto riprendendo in mano la mia vita. Io ho due figli, ho badato a loro senza avere più la possibilità di lavorare. Mi sono fermata alla licenza media senza continuare l’istituto d’arte, l’interruzione agli studi mi ha penalizzato». Giovanna, pronta a mettersi in gioco, spiega a cosa si riferisce. «Mi sentivo a disagio nel parlare e quindi avevo perso autostima. Mi sentivo sempre inferiore anche in una semplice riunione di classe. Anche stare in sala giunta del Comune a dare la mia testimonianza fa capire i progressi che sto facendo. Palazzo San Giacomo l’avevo visto soltanto da giù». La 39enne sottolinea ulteriormente: «Anche se non hai gli stessi strumenti degli altri, possiedi altre capacità che comunque puoi sfruttare. Tutto ciò ti dà forza». Il futuro? «Io – risponde Giovanna – da piccola ho fatto la cassiera e lavorato in un negozio di abbigliamento. Vorrei continuare su questa strada, lavorando tra le persone». Veronica Catalano, 39 anni, ha tre figli di 16, 14 e 6 anni che accudisce dopo il divorzio dal marito. Anche lei impegnata in “Mai più fame: dall’emergenza all’autonomia’’, spiega cosa voglia dire stare bene con il proprio io. «Oltre ad avere fiducia nelle proprie qualità, significa imparare a dire no a offerte di lavoro non adeguate. Io lavoravo nella ristorazione, attualmente sto a spasso, e c’è chi mi ha offerto 25-30 euro a turno: ho rifiutato, il mio lavoro deve valere molto di più di questa paga». Veronica vorrebbe cambiare impiego in un prossimo futuro. «A me piace l’informatica, mi diverte la tecnologia e vorrei avere un lavoro di segretaria in uno studio, puntare in alto cercando anche di recuperare quanto non fatto in precedenza, visto che sono diventata mamma a 19 anni. Noi stiamo imparando come si debba affrontare al meglio un colloquio di lavoro e come comportarci». Anche lei, come Giovanna, ha spesso avuto «paura del giudizio, sentendosi inferiore. A Napoli corsi del genere dovrebbero essere di più, ci sono persone che hanno voglia di puntare in alto nella loro vita».

Di Antonio Sabbatino

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