NAPOLI- “Finchè c’è vita c’è speranza”, recita un vecchio adagio. In questo caso se alla parola “vita” sostituiamo “pizza”, il gioco è fatto. Dal carcere minorile di Nisida al forno di una pizzeria. E’ la singolare storia di Giovanni (il nome è di fantasia), adolescente che nell’istituto di pena per minori di Napoli ha avuto una chance. L’iniziativa rientra nel progetto “Finché c’è Pizza, c’è speranza”, promosso dall’Associazione partenopea Scugnizzi e finalizzato alla reintegrazione nella società dei giovani detenuti. Per sei settimane otto ragazzi del penitenziario hanno seguito il corso per aspiranti pizzaioli al termine del quale i vertici del gruppo di ristorazione campano Fratelli la Bufala, hanno scelto i due più meritevoli, ai quali è stata data l’opportunità lavorativa. Come per Mario, attualmente pizzaiolo in uno dei locali della catena di ristorazione, anche per Giovanni è pronto un contratto finalizzato all’assunzione che gli permetterà di cominciare una nuova vita lontana dalle sbarre.
L’OPPORTUNITA’. Dopo un tirocinio di quattro mesi nel capoluogo partenopeo, il giovane andrà a rafforzare l’organico di una delle 100 pizzerie del gruppo Fratelli la Bufala. Una proposta alla quale Giovanni ha aderito con entusiasmo anche per «tagliare i ponti con la realtà in cui sono cresciuto», come ha, lui stesso, dichiarato. «Ho trascorso gli ultimi anni della mia vita in cella – ha raccontato il ragazzo – e per la prima volta riesco a guardare con fiducia al futuro. Da grande voglio fare il pizzaiolo, tanto che ho rinunciato agli arresti domiciliari per poter portare a termine il corso di formazione».  Una scelta dettata dall’opportunità ricevuta. «Abbiamo aderito al progetto perché crediamo fortemente nella voglia di riscatto da parte di chi è stato più sfortunato nella vita, spiega Giuseppe Marotta, presidente del Gruppo Fratelli la Bufala. Investire sulle risorse umane e il know how del territorio è da sempre stata una nostra priorità che alla fine ci ha premiato».

di Walter Medolla

 

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