USA. Recuperare energia elettrica lungo i binari della ferrovia. È questa l’ultima scoperta dei ricercatori americani della Stony Brook University che hanno messo a punto un sistema per ricavarla dalle vibrazioni prodotte dai treni in corsa. Un dispositivo appena uscito dai laboratori di ricerca, chiamato MMR-based Railroad Energy Harvester, che dall’altra parte dell’oceano ha già raccolto un notevole successo di critica. Vincendo anche il premio nazionale delle Energy Harvesting e il relativo brevetto per la sua commercializzazione. Un titolo assegnato ai sistemi in grado di raccogliere e convertire energia ambientale, in questo caso il movimento oscillatorio, in energia elettrica.
IL DISPOSITIVO – A trasformare l’oscillazione dei convogli un congegno da applicare ai binari che trasmette l’energia dispersa dai treni a un generatore in grado di trasformare le vibrazioni in energia elettrica. Il tutto sfruttando il cedimento della rotaia di 2-2,5 cm che subisce al passaggio del treno (avviene solo in linee ferroviarie di un certo tipo), risorsa che mai prima d’ora era stata calcolata come fonte energetica e che i ricercatori hanno pensato di accumulare per alimentare gli apparati ferroviari, come segnalamento, biglietterie e comunicazioni.
ENERGIA DAI BINARI – Infatti, secondo i ricercatori americani, l’energia prodotta potrebbe garantire un costo minore per la gestione del sistema ferroviario. Alimentando gratuitamente segnalazioni vocali, luminose, impianti periferici, biglietterie e passaggi a livello. Un risparmio non da poco, visto che si parla della rete Usa, la più estesa e costosa del pianeta. «Il sistema», spiega Dario Zaninelli, professore di sicurezza del Politecnico di Milano, «potrebbe essere interessante per le linee ferroviarie in territori isolati, dove non ci sono altre alimentazioni elettriche. Per esempio in quei tratti anche di lunghezza considerevole non elettrificati, disseminati in Canada e negli Stati Uniti, percorsi da treni diesel ed elettrici».
FERROVIE NOSTRANE – Un discorso di convenienza che, tuttavia, cambia notevolmente quando lo sguardo dell’ipotesi si posa sull’Italia. «Per le nostre ferrovie un sistema del genere sarebbe poco utile perché non abbiamo linee ferroviarie che attraversano vaste zone prive di urbanizzazione ed esistono comunque le alimentazioni elettriche lungo linea». Un problema che tocca non solo la distribuzione elettrica lungo i nostri binari, ma anche la loro conformazione. «Il dispositivo messo a punto dai ricercatori americani», aggiunge Zaninelli, «per produrre potenza elettrica sfrutta il cedimento del binario al passaggio del treno di 2-2,5 cm, cedimenti troppo elevati per le nostre ferrovie. Per l’alta velocità ferroviaria, per esempio, sono considerati limite cedimenti di un decimo di millimetro».
SUGGERIMENTI MADE IN ITALY – Il sistema americano di recupero energetico, se pur accolto con grande entusiasmo all’estero, non colpisce i nostri ricercatori. «In termini energetici se il binario oscilla, il treno consuma più energia per la sua marcia e quindi sarebbe meglio lavorare sull’installazione del binario ferroviario, limitando al minimo i cedimenti». Una critica che mette in primo piano anche la sicurezza ferroviaria, focalizzata sull’accoppiamento ruota-rotaia. «È molto più conveniente», conclude Zaninelli, «che il binario non oscilli per risparmiare energia nel moto del treno, invece di generare cedimenti per recuperarla in un secondo tempo».

di Carlotta Clerici (corriere.it)

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