ROMA. Sono circa un milione, i minori stranieri regolarmente residenti in Italia. Dal 2000 ad oggi si è avuto un incremento pari al 332%. La quota della popolazione straniera sul totale dei residenti è del 7,5% della popolazione, i minorenni, rappresentano il 21,7% della popolazione stranieri, ovvero,  il 9,7% del totale dei minori ( italiani e stranieri). Questi i dati emersi dall’ indagine “ Da residenti a cittadini “ presentata dall’ Anci questa mattina. Secondo quanto si apprende dalla ricerca, “sono cifre, che ci fanno comprendere il grado di stabilità e di radicamento raggiunto dall’immigrazione nella società italiana, pur con forti differenze territoriali. Tuttavia, la proporzione dei minori nati in Italia è cresciuta rispetto a quella dei minori e giovani immigrati dall’estero, rappresentando il 71% del totale dei minori stranieri residenti”.
L’INDAGINE –  “Il criterio privilegiato per l’attribuzione della cittadinanza italiana è da un lato lo jus sanguinis e dall’altra il favor per i legami con il cittadino italiano, tali per cui solo il coniuge o i discendenti di cittadini italiani per nascita sono favoriti nell’acquisizione dello status civitatis – spiega l’Anci -. Preferenze che rendono certamente non agevole l’acquisto della cittadinanza per i minori stranieri, i quali, dunque, possono diventare cittadini italiani: perché diventa cittadino il padre o la madre, con cui il minore straniero convive stabilmente, e che pertanto gli trasmettono lo status (art. 14 legge 91/92); perché nato in Italia, qui regolarmente soggiornante e residente dalla nascita, e dichiara di volere diventare cittadino italiano entro un anno dal compimento della maggiore età (art. 4, co. 2 legge 91/92); perché ha un avo italiano di nascita e risiede in Italia da due anni al compimento della maggiore età (art. 4, lett c).
Più DIRITTI- “I giovani di origine straniera- si legge nel rapporto- chiedono una riforma legislativa che riconosca alle seconde generazioni il diritto alla cittadinanza ‘per uscire dalla precarietà giuridica’, per ‘eliminare le dissonanze e ridurre i rischi di «alterità» sociali’, per ‘una questione di giustizia’ perché l’istituto di cittadinanza ispirandosi ai principi di pari opportunità tra gli individui, almeno nelle condizioni formali di partenza, risponde alle giuste aspettative di integrazione e di mobilità sociale delle seconde generazioni e delle loro famiglie”. Ad oggi  si contano ben 19 progetti di legge presentati alla Camera dei Deputati e 4 al Senato per modificare la disciplina riguardante la legge sulla cittadinanza.
di Sabrina Rufolo
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