MILANO – Doveva essere un villaggio per disabili unico nel suo genere e il primo di questo tipo in Europa. Una “cittadella” che avrebbe permesso a quaranta disabili di vivere integrati nella comunità, grazie a spazi polifunzionali aperti a tutta la cittadinanza. Tuttavia, se il “Villaggio El Dorado” vedrà mai la luce, probabilmente non sarà più a Magenta, comune di 24mila abitanti nel Milanese, dove invece la struttura avrebbe dovuto sorgere. L’amministrazione comunale di centrosinistra ha infatti deciso di non procedere con l’approvazione definitiva del piano di lottizzazione che comprendeva anche il Villaggio El Dorado. Un atto che cancella la cittadella dei disabili, nonostante la sua realizzazione avrebbe portato in città anche nuove attività e spazi di aggregazione aperti a tutti. Nel villaggio, infatti, accanto alle residenze per i disabili e i loro genitori anziani dovevano trovare posto laboratori artigianali, un vivaio, una ludoteca, forse un mini market in cui i disabili in grado di farlo avrebbero potuto perfino lavorare. Accanto al villaggio, sarebbe sorto anche un maneggio per l’ippoterapia e altri sport equestri.
TROPPO CONSUMO DI SUOLO – Ma la costruzione della cittadella avrebbe portato con sé anche un nuovo quartiere: l’immobiliare proprietaria del terreno ne avrebbe infatti ceduto in uso una parte per la cittadella dei disabili solo in cambio della possibilità di costruire «tredici edifici, di cui 12 di cinque piani e uno di 4 anni e un parcheggio di 222 posti auto», spiega l’assessore all’urbanistica Enzo Salvaggio. L’approvazione del piano avrebbe dato il via immediatamente alla costruzione dei palazzi, mentre il progetto del Villaggio, secondo il comune, «non garantiva certezze» sulla sua realizzazione. La Fondazione Durante Noi, costituita dai genitori dei ragazzi disabili, non possiede ancora i 16 milioni di euro per realizzare la struttura, ma l’approvazione definitiva, che avrebbe sancito il passaggio del terreno, era la condizione sine qua non per ottenere finanziamenti dalle banche o da altre fondazioni. Ma il Comune ha forti dubbi «sull’effettiva capacità del piano di rispondere a dei reali bisogni sociali che esistono a Magenta» e una certezza: in città non c’è bisogno di ulteriori condomini, dato che ci sono già centinaia di alloggi sfitti. D’altronde, fermare il consumo di suolo è stato uno dei temi chiave della campagna elettorale di Gianmarco Invernizzi, che è diventato sindaco nel maggio scorso.
«BUTTATI SEI ANNI DI LAVORO» – La bocciatura del progetto getta nello sconforto le famiglie dei quaranta disabili che avrebbero dovuto vivere nella cittadella. «Lo stop al nostro progetto e le critiche proprio al Villaggio El Dorado ci hanno profondamente amareggiato, anche perché negli incontri precedenti non c’era stato alcun segnale che facesse pensare a una conclusione di questo tipo» spiega Marina Forenza Erriquez, insegnante e scrittrice, nonché l’ideatrice del villaggio, che è stato poi disegnato dall’architetto Roberto Perissinotto secondo i desideri delle mamme dei ragazzi disabili. «In questo modo stiamo buttando via sei anni di lavoro – accusa la Erriquez -. Tuttavia, siamo stati contattati dall’assessore ai servizi sociali di Magenta, Simone Lonati, e la settimana prossima avremo un incontro. Ci ha assicurato che il Comune è ancora interessato alle attività della nostra Fondazione. Restiamo quindi in attesa». A criticare la decisione della giunta è anche Simone Gelli, ex assessore della precedente amministrazione di centrodestra, che aveva invece adottato il progetto del Villaggio Ed Dorado, nell’aprile del 2012. «Il “dopo di noi” è un tema su cui non si può scherzare – accusa Gelli -. Spiace vedere cancellato un progetto senza che si abbia la bontà di presentarne in contemporanea uno alternativo, capace di dare certezze alle nostre famiglie che da anni inseguono questo sogno, ovvero di essere sicuri che i loro figli, anche in mancanza di entrambi i genitori, possano essere seguiti in strutture idonee oltre che appropriate». La giunta, tuttavia, difende la sua scelta, respinge le accuse e precisa che «continueremo il lavoro che abbiamo intrapreso per individuare risposte reali e concrete ai bisogni presenti in città nell’ambito sociale, non da ultimo quello relativo alla protezione giuridica e non solo dei disabili nella prospettiva “dopo di noi”».

di Giovanna Maria Fagnani (corriere.it)

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