MILANO- “Gli italiani e la carità” ovvero qual è la tendenza in atto nel nostro Paese. I risultati della ricerca effettuata da “AstraRicerche” per la “Casa della carità” ha evidenziato un’Italia “con il cuore in mano”, disposta nella sua larga maggioranza a dare un aiuto a chi vive in situazioni di povertà o bisogno, ma denuncia anche un forte impatto della crisi economica, che ha determinato un deciso impoverimento dei ceti medi e medio-bassi della popolazione. La ricerca 2013 accredita l’immagine di una società e di un Paese che, profondamente trasformati dalla crisi economica-finanziaria e da politiche che hanno messo in discussione e in certi casi azzerato molte certezze del recente passato, si dimostra nella sua maggioranza generoso, altruista e solidale. «E’ ancora un’Italia – si legge nel rapporto- nella quale 22 milioni di uomini, donne, giovani ed anziani dai 15 ai 69 anni (53,6% del totale) danno concretamente una mano a poveri ed emarginati, un paese nel quale 9,7 milioni di persone sono impegnate con continuità in opere di volontariato e 8,5 milioni danno regolarmente soldi a una o più  organizzazioni che si occupano di carità. Si conferma un’Italia che vede il 46% dei suoi cittadini indignarsi per le troppe ingiustizie di questa società».
L’ALTRO LATO DELLA MEDAGLIA- Dalle risposte emerge anche una minoranza crescente  che si è fatta più indifferente che nel passato alle tematiche legate alla carità, alla solidarietà e all’accoglienza.« Se è vero, infatti, che l’Italia resta “sensibile alla carità” – si continua a leggere nel rapporto- nel Paese aumenta il numero di chi gira la testa dall’altra parte, di chi reagisce con maggior egoismo alle richieste d’aiuto, di chi giustifica il proprio individualismo appellandosi alle politiche ed ideologie che hanno indebolito il senso di appartenenza alla comunità e il tasso di solidarietà».
 

di W.M.

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