SAN PIETROBURGO – In totale la Corte russa ha scarcerato su cauzione dieci attivisti di Greenpeace. Oltre che per l’italiano Cristian D’Alessandro, lo stesso verdetto vale anche per l’italoargentina Camila Speziale, il canadese Paul Ruzycki, il polacco Tomasz Dziemianczuk, la brasiliana Ana Paula Maciel, il neozelandese David Haussmann e l’argentino Miguel Hernan Perez Orsi. Rimane in piedi l’accusa di vandalismo e – formalmente – anche quella per pirateria che, sebbene non nominata nelle richieste per il prolungamento della detenzione, non è stata ancora ritirata.
All’australiano Colin Russell era stata invece negata la scarcerazione e rimarrà in carcere fino al prossimo 24 febbraio. Nessuna motivazione per questa diversità di trattamento è stata fornita però dal tribunale. «Nel giro di una sola giornata abbiamo avuto buone e cattive notizie,
e le buone arrivano con molte incognite. Non sappiamo ancora a quali condizioni i nostri amici verranno rilasciati, se dovranno rimanere ai
domiciliari o se potranno lasciare il Paese. Quello che sappiamo con certezza è che sono ancora accusati di un crimine che non hanno commesso e per il quale possono ancora essere condannati, rischiando anni dietro le sbarre. Rimaniamo sconcertati inoltre per il fatto che il nostro collega australiano dovrà rimanere in carcere. Gli Arctic30 non saranno liberi fino a quando anche l’ultimo di loro non sarà tornato a casa dalle proprie famiglie» commenta Giuseppe Onufrio, direttore Esecutivo di Greenpeace Italia.

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