NAPOLI- Anche quest’anno, a Napoli come in altre città, sono stati organizzati cortei e iniziative a sostegno dei diritti dei migranti. Un’iniziativa ancora decisamente attuale, sia per l’entità del fenomeno sia per l’attacco ai diritti umani in corso in molte parti della “civile” Europa. Leggendo il comunicato/piattaforma degli organizzatori napoletani, si trovano molte delle motivazioni e delle battaglie di questi anni, che in massima parte condivido. C’è anche però qualche punto delicato, sul quale, a mio avviso, andrebbe fatta più attenzione.

Innanzitutto si parte dalla richiesta di approvazione dello Ius Soli, la legge sulla concessione della cittadinanza ai figli di migranti nati in Italia. La piattaforma richiama sia l’importanza dell’approvazione della legge in tempi brevi, sia la necessità (che condivido) di migliorare il testo, al momento insufficiente e, in alcune parti, kafkiano. La denuncia delle responsabilità europee per i migranti morti nel Mediterraneo è forte e sacrosanta. Così come contestare il fatto che l’Europa paghi tre miliardi alla Turchia per fermare il flusso di migranti da quel Paese alla Grecia, in barba alle crescenti violazioni dei diritti in Turchia (basti pensare ai bombardamenti sui curdi, o all’attacco alla libertà di stampa, con l’incarcerazione di giornalisti non allineati al governo e la chiusura di molte testate). Idem per analoghi finanziamenti a Paesi africani per fermare le migrazioni dall’Africa sub-sahariana. Il no, infine, alla possibile guerra in Libia lo sottoscrivo in ogni forma. Il problema, come sempre, inizia quando si comincia a toccare la questione dei rifugiati e richiedenti asilo.

Primo punto: affermare che in Italia il 90% delle richieste di asilo vengano respinte è falso e dannoso. Paradossalmente si usa lo stesso dato che usa la destra, ma per motivazioni opposte. Ma qualsiasi siano le motivazioni, resta il fatto che quel dato si riferisce solo alla concessione dello status di rifugiato, ma sommando anche altre forme di protezione (sussidiaria e umanitaria) si supera il 50%. Dare un dato così basso (e, ripeto, non vero) rischia di giustificare chi parla di richieste di asilo strumentali, ergo si fa il gioco di chi si dice di voler contestare.

Secondo punto: la contestazione della distinzione tra migrazioni forzate (rifugiati) e migrazioni economiche. Benché le cause delle migrazioni possano essere molteplici e miste tra loro, non riconoscere la differenza tra chi fugge a causa di persecuzioni e rischio di morte e chi fugge per migliorare la propria vita è pericoloso. Credo che fuggire dalla povertà per cercare condizioni migliori sia un diritto umano universale, che al momento non è riconosciuto, e che andrebbe istituito un “asilo economico” per questi casi. È una battaglia che condividerei da subito. Ma cercare di uniformare tutte le forme e le motivazioni delle migrazioni, quasi avallando l’idea che il rifugiato sia un privilegiato, non fa altro che aumentare la crescente opinione pubblica per la quale questa distinzione già non esiste e non capisce perché dobbiamo accogliere i rifugiati. Terrei distinti questi due campi, lavorando per il riconoscimento dei diritti dei cosiddetti “migranti economici”.

Ultimo punto: la questione trasparenza dell’accoglienza. Bene. Meglio tardi che mai. C’è voluta Mafia Capitale, e gli altri scandali che si sono susseguiti. Ma parlarne prima era impossibile, un tabù, se non blasfemia, anche in questi ambienti. E a tutt’oggi non mi risultano particolari campagne dello stesso terzo settore per il monitoraggio di cosa avviene; se si parla di qualcosa è solo quando interviene prima la magistratura.  Dunque ottimo dire che “Non possiamo accettare gente che fa affari sulla pelle dei poveri” (e non solo sui migranti).  Stiamo più attenti, però, quando si parla del “grande business sui migranti in Italia”, perché anche qui si fa il gioco della destra. C’è un business, anche diffuso, ma non facciamo di tutta un’erba un fascio.  Semmai indaghiamo, controlliamo, denunciamo. Chiunque però: anche fossero amici, o amici degli amici.

di Marco Ehlardo

 
 
 

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