NAPOLI – È appena calata l’eco delle polemiche che, innestate – ad arte? – da una battuta in una trasmissione televisiva, sono ciclicamente tornate a far parlare di Napoli e del suo degrado, e la città si appresta ad ospitare un evento che per il Terzo Settore è tra i principali dell’anno, la conferenza annuale dei Csv d’Italia.
Siamo sicuri che il clima generale non risentirà del momento, anche se è facile prevedere almeno qualche accenno, date le presenze istituzionali.
La battuta del conduttore oggettivamente affonda nel pregiudizio e nel luogo comune, e buttata lì, in quel contesto e con quelle presenze, non poteva far altro che scatenare il “tritacarne mediatico”; le reazioni che sono conseguite pure pescano nell’ovvio, ed alimentano il circo della dichiarazione e le paginate a buon mercato.
Battuta greve, scontata e poco in tono: ma chi può dire non corrisponda al vero?
E d’altro canto, chi può smentire che la si possa applicare pari pari ad altre zone analoghe di altre metropoli?
Tutto va bene, tutto è vero, tutto alla fin fine – in questo dibattito, se così possiamo davvero chiamarlo – è condivisibile.
Nel caso però ci pare sia mancata una profondità di analisi ed autoanalisi che l’occasione poteva sollecitare: una voglia di autoassoluzione o di condanna, talvolta legate a spirito di pura convenienza, e poc’altro.
Napoli è altro, e questo altro è molto più complesso di quello che è apparso. È anche una città in cui resiste una voglia di fare del bene, di aiutare il prossimo e di colmare le diseguaglianze come in poche altre parti d’Italia.
L’occasione della conferenza nazionale di Csv.net a Napoli esalta lo spirito solidale di questa città, espressione di quella cultura millenaria che esprime e che il sindaco de Magistris ha ricordato, ma di cui troppo spesso molti suoi abitanti dimenticano di essere eredi.
di Giuseppe Ambrosio
direttore Comunicare il Sociale