“Io, Noi… Raffaele Viviani” è il titolo del lavoro – scritto da Elisabetta Mercadante e Luca Napolano, che ne cura anche la regia – che ripercorre il genio artistico e la profonda attualità sociale di Viviani, autore, attore e uomo di spettacoli a tutto tondo, che sarà presentato a Napoli martedì 9 gennaio, alle 17,15, nel salone del Museo di Napoli – Collezione Bonelli, presso Fondazione “Casa dello Scugnizzo” in Piazzetta San Gennaro a Materdei.
Una presentazione, moderata dal giornalista Franco Buononato, che si aprirà con i saluti di Gaetano Bonelli, direttore Museo di Napoli, dell’avvocata Valeria Carusone, vicepresidente dell’associazione” Ali e Radici”, presieduta dall’avvocata Michela Pirozzi, del regista e attore Alan De Luca, e di Luca Napolano, regista di “Io, Noi, Raffaele Viviani” che debutterà domenica 14 gennaio, alle 19, al TheAtri di Largo Arianiello a Napoli, nel cuore del centro storici di Napoli, tra via Tribunali e via della Sapienza. Alla presentazione dello spettacolo, sarà presente l’intero cast con Barbara Lombardi, Elisabetta Mercatante, Gennaro Sacco, Sergio Priante, partecipazione di Lidia Ferrara ed ovviamente, il regista Luca Napolano.

Raffaele Viviani, nato a Castellammare di Stabia il 10 gennaio del 1888 e morto a Napoli il 22 Marzo 1950, 74 anni fa, è stato attore, commediografo, compositore, poeta e traduttore italiano.
“I temi cardine dello spettacolo tracciano, attraverso alcune liriche, i principali diritti umani sostenuti dai principi noetici di equita’ ed uguaglianza sostanziale – si legge nel testo preparatorio di Napolano e Mercadante -. Partendo dallo ius in bellum, il diritto nello stato di guerra, intesa come conflitto armato e guerra quotidiana, per la difesa della dignità. Viviani si fa precursore dei tempi moderni, traendo le proprie radici e il proprio credo da ciò che è stato, da sempre sostenuto, dall’etica della cultura classica greca, la comunicazione attraverso il bello, attraverso l’arte e la cultura”.
“Il drammaturgo – continua il testo – sempre a difesa degli ultimi, scrisse “fravecature” per mettere in evidenza le problematiche legate alle morti bianche ed al dramma famigliare che da esse deriva.
La canzone  “si vide all’animale” è palesemente una denuncia alla guerra, non solo intesa come conflitto bellico armato, ma la guerra quotidiana che ogni essere umano deve affrontare, per riuscire a sopravvivere in un mondo che, sempre più mette al tappeto la dignità, la libertà, la civiltà”.
E ancora: “Il tema della violenza di genere è trattata, seppur in maniera ironica, nello stilema “ ‘o guappo ‘nnammurato”, dove un figuro, armato di coltello, evidenzia la sua inadeguatezza nell’affrontare un rifiuto, come se fosse segno di debolezza nei confronti del contesto sociale nel quale vive.
“Nello “spazzino interventista” un umile operatore ecologico – continua il testo – porta alla luce il dramma quotidiano della scelta simbolica tra purezza d’animo o apparente ricchezza materiale sostenuta dalla scelta tra l’andare in guerra e quindi sostenere i “potenti” o restare nell’umile “spazza territoriale” e difendere la propria dignita’, indi per cui, il proprio diritto di liberta’ e, l’ancor piu’ importante, diritto alla vita”.
Infine, la canzone “l’emigrante”, sempre attuale, legata al tema del cosiddetto “viaggio della speranza” che, ancora oggi, vede protagonista una grande fetta dell’umanità, costretta ad abbandonare le proprie radici, nella speranza di un futuro migliore, fuggendo da conflitti economici, bellici e religiosi”.
“Questi i temi e, tanti altri, che si sono voluti trattare – concludono gli autori – per far sì che, non solo sia data giusta collocazione ad uno dei principali cultori della magnificenza partenopea, grande culla della magna grecia, ma per denunciare, ancora una volta, le vessazioni alle quali, l’essere umano è esposto, a causa di un diritto positivizzato, non sempre giusto ed equo, monitorato da un’oligarghia, spesso mascherata dal bellissimo termine coniato dai grandi illuminati greci, democrazia “demos kratos” potere del popolo”.

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