Una campagna sulla sieroprevalenza lanciata nelle scorse settimana dal Ministero della Salute che sta «incontrando diverse difficoltà». Una su tutte, «l’indisponibilità delle persone a sottoporsi al prelievo perché un eventuale positività presupporrebbe la quarantena. Cosa che nessuno vorrebbe andare, soprattutto in questo periodo estivo in cui le attività e la vita in generale sono ripartite». A sottolineare una certa scarsità di risultati anche in Campania sull’indagine per meglio comprendere l’attuale stato dell’epidemia di Coronavirus in Italia è il presidente regionale della Croce Rossa Italiana, l’avvocato Stefano Tangredi.

In Campania, attraverso l’Istat, sono state individuate 11.000 persone residenti in 133 comuni della regione come idonee a dare risposte concrete dopo l’effettuazione del test sierologico. Ma l’iniziativa promossa dal Ministero della Salute e sostenuta dal Comitato Tecnico Scientifico che lavora a stretto contatto con il ministro Speranza e i suoi collaboratori non sta facendo breccia nei cittadini, almeno in questa fase. La consapevolezza sulla prevenzione della diffusione del Covid-19 appare ancora bassa nonostante il tributo di morti pagato dall’Italia.

A testimoniarlo, è il prolungamento dell’arco temporale della campagna che in realtà sarebbe dovuta terminare già da diverso tempo. Un ulteriore elemento di delusione, aggiunge Tangredi, «e mi duole dirlo, è un’alta reticenza dei giovani a sottoporsi alla prova: la fascia che va dai 13 ai 17 anni ha aderito scarsamente alla campagna. Peccato, perché la Regione Campania ha fatto uno sforzo enorme, mandando lettere ai medici e ai sindaci».

La Croce rossa italiana regionale dispone di un team di 30 volontari addetti al call center attraverso il quale contattare le persone coinvolte nella campagna. E anche qui, afferma Tangredi, «scontiamo dei problemi». Dal campione di 11.000 persone infatti, ne mancano all’appello «2500 di cui il Ministero non ci ha mai fornito i numeri di telefono». L’indisponibilità per un eventuale periodo di quarantena a cui sottostare in caso di positività al test di sieroprevalenza, è una motivazione che proprio non va giù al presidente della Croce rossa italiana regionale.

«A mio modo di vedere non è un ragionamento giusto perché piuttosto di appurare una eventuale positività si preferisce continuare a girare e contagiare le persone se si è positivi. Con il prelievo e la compilazione di un questionario si darebbe una grossa mano anche al Cts nello studio dell’andamento del contagio da Coronavirus. Purtroppo – si rammarica Tangredi –  C’è scarsa coscienza e molta ignoranza». 

di Antonio Sabbatino