NAPOLI- “Il rappresentante della ditta Brunner di Zurigo cerca muratori da assumere, i candidati devono presentarsi alle ore 17.30 presso la sala d’attesa della seconda classe della stazione cittadina. Dopo una selezione, i prescelti partiranno per la Svizzera a spese della ditta”. Queste sono le parole di un annuncio pubblicato sui quotidiani di Palermo il 7 gennaio del 1970. Parte da qui il racconto che Mario Gelardi ha portato in scena al Nuovo Teatro Sanità dal 13 al 15 ottobre scorso. Un racconto che miscela fatti reali alla scrittura del direttore artistico di ‘Nts.
Gelardi racconta i sogni, le speranze, le illusioni di quei meridionali che guardavano la Svizzera come la terra promessa. In quegli anni il paese centro europeo accoglieva – assieme a Francia e Belgio – frotte di italiani che cercavano lavoro e una vita migliore. I “Ritals”, questo il termine di lingua francese con il quale gli svizzeri appellavo inguiriosamente i meridianali italiani che giungevano sui loro territori. Migranti disprezzati. E il parallelo con quello che succede oggi in Italia verso i migranti che giungono dal sud del mondo è lineare. Come racconta lo stesso Gelardi “la cosa più forte credo sia proprio questa. Chi sente le storie dell’Italia del 1970 le vede oggi. Soprattutto vede in che condizioni erano costretti a vivere gli italiani in Svizzera, segregati in container fuori dalle città. Non avevano alcun diritto se si infortunavano. Potevano essere licenziati da un momento all’altro”. Come succede ai migranti che vengono sfruttati oggi nei campi di pomodoro o negli agrumeti in Italia. “Vivevano – racconta il drammaturgo – in trenta o quaranta in una baracca con una sola fontana fuori e un solo bagno. Venivano addirittura sottoposti a visita medica e disinfestazione all’arrivo in Svizzera. Non è difficile secondo me fare un parallelo con quello che accade oggi”. Il parellelo non è difficile. Anzi. Viene naturale. Soprattutto ascoltando alcuni passaggi dello spettacolo in cui un italiano che vive in Svizzera da tanti anni racconta le reali condizioni del posto in cui vivono i migranti. “siete venuti a rubarci il lavoro” e “i negri d’Europa” sono sintomatica in tal senso.
In questa produzione targata ‘Nts convergono anche altri aspetti della vita e della vita di quegli anni. Dai rapporti umani – come l’amicizia tra due ragazzi della provincia napoletana – alla condizione femminile nei racconti di Viola che vuole emigrare per emanciparsi. Uno spettacolo che racconta l’Italia del anni ’70, dei sogni di chi sceglie di emigrare. Ma che cambiando i nomi e le date potrebbe essere lo spettacolo che racconta di chi viene in Italia oggi per lo setesso motivo: cercare un posto migliore.

di  Ciro Oliviero

 

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