NAPOLI- L’Uici, associazione che rappresenta e tutela gli interessi morali e materiali delle persone con disabilità visiva, ha organizzato il progetto “SensibilMente”.
Tale progetto trova la propria concretizzazione in un corso d’informazione e sensibilizzazione su “Disabilità, Autonomia, Sport e Comunicazione”, che si è tenuto alla sede dell’Unione Italiana dei ciechi e degli Ipovedenti rappresentanza zonale di Sant’Anastasia.
Nell’ultimo incontro è stato trattato anche l’aspetto della tutela sociale e degli aspetti legali dei ciechi e degli ipovedenti.
Nell’obiettivo di realizzare i principi di parità (le pari opportunità sono sempre meno legate esclusivamente ad una parità di genere), il raggiungimento di tale fondamentale meta deve però essere considerato un punto di partenza e non solo un traguardo.
Oggi, infatti, si assiste in un momento storico dove crollano i ponti e si costruiscono i muri, ad un “fenomeno” che, nel terzo millennio, è inaccettabile: una discriminazione ancora eccessiva ed addirittura dilagante.
La discriminazione può essere vista come una grande D, che contiene altre tre D: Donna, Disabile e Disoccupato/a.
È inutile nascondere, infatti, che oggi, malgrado una parità sbandierata ma ancora poco applicata, la donna è ancora troppo discriminata rispetto all’uomo, così come una persona con disabilità è ancora discriminata rispetto ad un cosiddetto normodotato e un disoccupato è decisamente vittima di una discriminazione che, anche se forse più latente, è (e resta comunque) lacerante e frustrante.
Vien da sé, quindi, che se una persona è donna, disabile e magari anche disoccupata, vive una frustrazione che, essa sì, la fa diventare un “peso” per la società, mentre, magari, uno Stato che si vuole veramente definire civile e moderno, la dovrebbe considerare una risorsa da impiegare e sulla quale investire.
Interessantissima è stata la relazione della psicologa Eleonora Annunziata, la quale ha posto l’accento sui disagi che vive un normodotato quando interagisce con una persona con disabilità, sottolineando come molti studi si siano soffermati più sul genitore normodotato con figlio non od ipovedente, ma ancora si parli pochissimo della situazione contraria.

di Gianluca Fava

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