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di Luca Mattiucci* 

MILANO – “Non esiste delitto, inganno, trucco, imbroglio e vizio che non vivano della loro segretezza. Portateli alla luce del giorno…descriveteli…e prima o poi la pubblica opinione li getterà via”. Cosi scriveva all’inizio del secolo scorso il giornalista che diede il nome al più ambito premio di categoria, Joseph Pulitzer.E forse, leggendo la storia del piccolo Giorgio, il bimbo giunto a Ferragosto all’Ospedale dei bambini di Palermo mentre era in preda ad una crisi di vomito, avrebbe detto che la penna non ha ancora perso, per fortuna, la capacità d’innescare impulso. Soli tre mesi e il piccolo cranio schiacciato da chissà quale violenza subita là dove avrebbe dovuto conoscere solo amore. Lesioni gravi. Il Tribunale dispone la sottrazione della patria potestà e affidamento temporaneo al direttore sanitario, il dottor Giuseppe Trizzino. Lo stesso che ribattezza il piccolo cedendogli parte di sé, il suo nome, quasi a restituirgli nuovo percorso. Lo stesso che al telefono, un mese fa, con la voce di chi ha qualcosa di rotto dentro, racconta: “Ha solo un ciucciotto ed un pannolino”. Soli tre mesi, il rischio di non farcela e con accanto solo l’amore delle tante mamme-infermiere. La storia di Giorgio viene raccontata dal Corriere sul finire di agosto, dopo giorni di silenzio. Poi per fortuna un gran chiasso. A rispondere per primo, l’imprenditore milanese conosciuto come l’Angelo Invisibile, anonimo in maniera inversamente proporzionale alla generosità spesa per offrire case, saldare debiti, garantire cure, restituendo, insomma, la possibilità a sperare. Mette a disposizione la sua Fondazione, cui ha dato nome “Condividere”, perché la condivisione è forse l’ultimo dei patrimoni cui può ricorrere una società globalizzata che ancora si vuole chiamare comunità. E di qui la notizia proprio dalla community del web si diffonde: arrivano le prime mail. “Ho un passeggino, serve?”, “Siamo una coppia di 35 anni di Bologna vorremmo adottare il piccolo”. Associazioni e case famiglia, chiedono di potersi fare carico di Giorgio. Impulso di reazione di un’Italia che ancora ci crede nell’aiuto al prossimo ed ancora stenta a credere in tanta brutalità. Le lettere superano quota cento e, proprio lo scorso venerdì sono state inoltrate al tutore del bambino dopo che, su disposizione del Tribunale e con il parere favorevole dei medici, il piccolo Giorgio è stato dimesso e trasferito in una struttura top-secret. La magistratura intanto prosegue le indagini. «Ci vuole un cambio di rotta culturale, altrimenti rischiamo di confermare la visione miope degli ultimi anni in materia di investimenti per l’infanzia, così come la disattenzione “bipartisan” alla garanzia dei diritti dei bambini », lo dice Vincenzo Spadafora, Garante per l’Infanzia, intervenuto sul tema in questi giorni. Intanto Giorgio, 4 mesi, è fuori pericolo di vita, ma la sua sarà fatta forse di un mondo buio e silenzioso.

*estratto da Corriere della Sera – cronaca del 21 settembre 2013 

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