NAPOLI- «L’Africa è il continente con la più alta prevalenza di malnutrizione acuta severa infantile al mondo: è da lì che si deve partire». Non ha esitazioni Vincenzo Armini, 30 anni, un dottorato in corso e un grande progetto per l’Africa nel cuore. Volontario della Croce Rossa, Vincenzo inizia a sviluppare, giovanissimo, l’interesse per il campo della nutrizione, che si concretizza con gli studi svolti all’indirizzo di Agraria dell’università “Federico II” di Napoli: arriva al dottorato in Scienze agrarie e agroalimentari e qui, con la guida dei professori Raffaele Sacchi e Silvana Cavella e il supporto del gruppi di ricerca “Food” del dipartimento, va oltre, «lavorando su un prototipo alternativo alle formulazioni commerciali già esistenti rispetto agli alimenti terapeutici a rapido utilizzo per la cura della malnutrizione infantile».
Tutto nasce da un’osservazione quasi banale, ma spesso sottovalutata: «In Africa – spiega Vincenzo- esistono pochi presidi medici e sono, per la maggior parte, lontani dai villaggi, e sovraffollati. Questo non permette ai più fragili, i bambini, di accedere alle cure che permetterebbero loro di veder salva la vita, soprattutto nei casi di malnutrizione”. Cosa succederebbe se, direttamente in loco, si potesse produrre il medicinale in grado di arginare e curare la malnutrizione? «L’idea- prosegue il dottorando- è costruire un impianto per la produzione di un alimento terapeutico, a base di Spirulina maxima essiccata, dalla consistenza di una crema, molto densa energeticamente».
Il progetto prende corpo a Gulu, nel nord dell’Uganda, grazie alla partnership GuluNap, tra l’università locale e l’università di Napoli “Federico II”. È la prima volta di Vincenzo in Africa: a metà novembre, la partenza per il check delle strumentazioni presenti e per conoscere il luogo dove svolgerà ricerca per un periodo consistente del suo dottorato. I suoi timori si trasformano in entusiasmo, in un coinvolgente conto alla rovescia condiviso sui social: “Chi si ferma è perduto!”
Perché tutto questo sia possibile, però, manca un fondamentale tassello: l’impianto di produzione, che ha il costo di 50mila euro: «L’acquisto dell’impianto è strettamente correlato alla raccolta fondi che ho intenzione di mettere in piedi- afferma Vincenzo, che non si è perso d’animo: “La mia idea è quella di procedere su due strade parallele e interconnesse, a partire dalla fondazione di un’Associazione no profit dedicata: da un lato, accendere una piattaforma di crowdfunding on line e dall’altro procedere alla raccolta dei soldi face to face, per strada, attraverso banchetti, iniziative pubbliche ed eventi».
Dalle parole ai fatti: l’associazione NutriAfrica è in via di costituzione e Vincenzo ha avviato i primi incontri sul territorio: «Agli incontri organizzati per reclutare volontari intenzionati a dare una mano al progetto hanno partecipato più di cinquanta persone- dice soddisfatto Armini-. Considerando che è un’iniziativa neonata, è un risultato straordinario, oltre ad essere una grande responsabilità su di me. La prima raccolta fondi, un aperitivo solidale, ha dato già i primi frutti, non solo in euro, ma anche in entusiasmo: “Aveva ragione Mandela quando diceva che un vincitore è un sognatore che non si è mai arreso».

di Laura Longo

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