di Luca Mattiucci*
ROMA. Gli intellettuali hanno voglia di Europa. A voler sintetizzare le ultime ricerche pubblicate in questi giorni sembra essere proprio questo il trend. Ma se si analizzano e si incrociano i dati la situazione che ne fuoriesce appare decisamente complessa. Uno spunto interessante viene offerto in proposito da Antonio Forte e Laura Giacomello, i due ricercatori che per conto del Forum Nazionale dei Giovani e del Cnel hanno condotto l’indagine “Dall’Italia all’Europa, dall’Europa all’Italia”; uno studio che, prendendo le mosse dalla legislazione europea sulla mobilità, si spinge a svelare il livello di mobilità dei professionisti da e per l’Italia «La situazione italiana mostra un saldo tra professionisti in entrata e in uscita sostanzialmente in equilibrio nel tempo, ma un’analisi nel dettaglio dei flussi evidenzia un ingresso più cospicuo di professionisti a medio-basso valore aggiunto e una fuoriuscita di professionisti con un background formativo elevato. I nostri professionisti si sono indirizzati soprattutto verso Gran Bretagna, Svizzera e Germania, mentre il nostro Paese ha attratto soprattutto professionisti provenienti dalla Romania» Una lettura poco attenta, insomma, ci restituirebbe una fotografia in equilibrio.
LE TENDENZE. Eppure a snocciolare i dati salta fuori una tendenza decisamente anomala ed a cui è necessario prestare attenzione. Particolarmente interessante sembra essere la tabella in cui i due ricercatori mettono in evidenza il saldo dal 1997 sino al 2010 del rapporto entrate/uscite di professionalità. Ad esempio alla voce “medico” le uscite sono pari a 2640 unità a fronte di un entrata di 590, come a dire che per ogni 4 medici italiani “in fuga”, un solo straniero con pari qualifica sceglie l’Italia come suo futuro campo di lavoro. Storia identica, o quanto meno simile, per i veterinari (237 in uscita contro solo 83 in entrata). Per ogni due avvocati che partono (596) , invece, uno arriva (264). Ma se si guardano le professioni con un profilo meno elevato la storia cambia radicalmente. Ad esempio per circa 3400 infermieri in entrata, scelgono l’UE solo 653 italiani. Divario in crescendo poi per gli infermieri non specializzati ( in entrata 1151 – in uscita 186). Insomma al diminuire della qualifica corrisponde una minore volontà migratoria, mentre al crescere della qualifica sembrerebbe corrispondere una sempre crescente volontà di “emigrare”.
I CONSUMATORI. Ma al Sud cosa accade? Ad offrire una fotografia, peraltro in linea con la ricerca nazionale, giunge l’indagine promossa dall’associazione a tutela del consumatore “Codici-Campania” che ha affidato ad un gruppo di ricerca il compito di individuare la relazione tra qualifica-istruzione, opportunità lavorative e volontà migratorie. Il campione preso in esame ha riguardato 11 comparti professionali per un totale di circa 600 unità con un’età compresa tra i 25 ed i 35 anni e residenti in Campania, Puglia e Sicilia. Alla domanda “Ipotizzi di trasferirti in un altro Stato della Ue nei prossimi 3-5 anni?” a rispondere positivamente sono l’80% dei ricercatori universitari, a poca distanza si posizionano gli operatori sociali (79%), gli architetti (68%), gli avvocati (63%), i medici (48%) e quasi il 50% degli insegnanti, di cui solo il 9% insegna in scuole primarie o dell’infanzia. Decisamente intenzionati a “non mollare”, invece, idraulici (18%) ed elettricisti (17%) ed acconciatori (28%). « Sembrerebbe – spiegano dall’organizzazione – da un lato che ci sia una sempre crescente offerta di manodopera e sempre meno opportunità per i lavori cosiddetti “intellettuali”, ma anche che esiste un problema di matrice culturale». Ed in effetti a guardare i dati non sembrerebbe secondario il problema della lingua per le professioni intellettuali. Se i ricercatori dichiarano di conoscere almeno una lingua straniera oltre quella italiana (87%), con i medici si scende al 75% per poi passare agli avvocati che padroneggiano una seconda lingua solo nel 23% dei casi, rappresentando un discrimine non da poco. Basti pensare che tra il 1997 e il 2010, infatti, i nostri professionisti si sono indirizzati soprattutto verso Gran Bretagna (4130), Svizzera (1515) e Germania (1140), mentre il nostro Paese ha attratto soprattutto professionisti provenienti dalla Romania (Elaborazioni CNEL su dati CE). Altro fattore, poi, che sembra influire non poco nella scelta deriverebbe, com’è immaginabile, dalle opportunità lavorative. Gli elettricisti dicono di riuscire a trovare opportunità di lavoro con facilità (76%) come anche idraulici (71%) ed acconciatori (63%). Altrettanto bene non va per gli avvocati che trovano lavoro facilmente solo nel 21% dei casi analizzati, così come per gli operatori sociali (18%). Altro dato che non può passare in secondo piano riguarda le retribuzioni: se elettricisti, idraulici e acconciatori si accontenterebbero di un reddito compreso tra i 1500 ed i 2500 euro mensili, avvocati, medici ed architetti dicono di voler raggiungere un tenore di vita compreso tra i 2500 ed i 5000 euro al mese. A questo sembra aggiungersi anche un fattore tutto meridionale: quasi il 50% degli intervistati alla domanda “Quanto conta per lei il radicamento nel territorio d’origine? ” risponde senza esitazioni 8, su di una scala da uno a dieci.
*estratto da Corriere Economia del 4 giugno 2012
PER SAPERNE DI PIU’
Il sito del Cnel 

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