Screening con test naso-faringeo per gli agenti di Polizia penitenziaria questa mattina nel parcheggio esterno del carcere Giuseppe Salvia di Poggioreale. In accordo tra la Direzione sanitaria dell’Asl Napoli 1 Centro e la direzione sanitaria e amministrativa dell’istituto penitenziario, oltre 300 addetti alla sorveglianza si sono prenotati per essere sottoposti a tampone in attesa dell’intensificazione della campagna vaccinale, sospesa da alcuni giorni dopo le note vicende del ritiro dei lotti di AstraZeneca e il successivo stop alle somministrazioni a livello italiano ed europeo. La campagna di tamponi, agli agenti proseguirà sarà poi ripetuta.

La situazione a Poggioreale – Nel corso del tempo, a Poggioreale come altrove sono state allestite delle celle nei padiglioni Venezia e Firenze per accogliere sino a 60-70 detenuti eventualmente positivi o in isolamento precauzionale. Nel frattempo, in questo periodo, afferma con soddisfazione il dottore Vincenzo Irollo, direttore sanitario del Giuseppe Salvia, «tra detenuti, personale del carcere e agenti di Polizia penitenziaria di Poggioreale siamo al di sotto dell’1% di casi di positività. È un dato accettabile visto che siamo in un ambiente di comunità». Sono soltanto 3 i detenuti positivi al Covid in questo momento; poche unità anche tra gli agenti di Polizia penitenziaria e comunque in isolamento domiciliare. Se nella prima ondata il Covid sembra soltanto aver sfiorato la platea carceraria, nella seconda ondata tra lo scorso inverno e lo scorso autunno i numeri sono stati ben superiori con decine e decine di contestuali casi, alcuni anche gravi che hanno costretto a ricoveri e che, come nel caso del responsabile sanitario del carcere di Secondigliano Raffaele De Iaso, ha portato alla morte (proprio a Secondigliano, lo scorso novembre, si registravano oltre 70 positivi). «Noi – aggiunge Irollo – come operatori sanitari e agenti penitenziari possiamo essere veicolo di contagio e ovviamente anche i colloqui e i contatti con i familiari sono stati veicoli di contagio Ora con la zona rossa per decisione ragionali e questo ci ha consentito di tornare in numeri accettabili». Proprio per precauzione, da alcuni mesi i colloqui dal vivo tra detenuti e parenti sono sostanzialmente fermi, sostituiti da videochiamate a distanza.

In attesa della campagna vaccinale – Ma il vero ago della bilancia per detenuti e agenti penitenziari, come per tutti quelli all’esterno delle carceri, è rappresentato dalla prospettiva di immunizzazione grazie alla somministrazione delle dosi di vaccino. In proposito, il dottor Lorenzo Acampora, direttore dell’Unità Operativa Complessa-Tutela della salute competente per gli istituti penitenziari rientranti nel territorio di competenza dell’Asl Napoli 1 Centro e cioè Poggioreale, Secondigliano e il carcere minorile di Nisida, afferma: «Il 50% dei nostri operatori oggi sono immunizzati nell’ordine del 93-94% perché vaccinati nei tempi previsti. Si aspettava che andasse avanti la campagna vaccinale anche per gli agenti di Polizia penitenziaria, iniziata lunedì ma purtroppo interrotta dopo lo stop ad Astrazeneca. Aspettiamo con ansia l’apertura della campagna vaccinale anche negli istituti penitenziari. Ma nel frattempo, nonostante a Poggioreale i detenuti siano oltre 2000 rispetto al numero congruo di 1600-1700, il tasso di positività è ben inferiore a quello del 12-13% della città fuori. È un grosso successo, raggiunto per l’elevato numero di tamponi effettuato».

Rivedere i parametri – L’emergenza Covid e la necessità di ripensare ritmi e abitudini di vita, non può lasciare indifferente anche chi si occupa dell’organizzazione carceraria. Su scala regionale il ruolo di provveditore dell’amministrazione penitenziaria Campania è attualmente di Antonio Fullone il quale si esprime così sull’opportunità di ripensare gli spazi all’interno degli istituti penitenziari. «Le carceri sono luoghi della società in tutti i sensi e le ansie che si vivono fuori a causa della pandemia si vivono anche dentro. Anzi, a volte vivere dentro certe preoccupazioni amplifica perché ci possono essere delle comunicazioni con differimento di tempo perché le condizioni di restrizioni della libertà sono una cassa di risonanze delle paure». Dunque la strada giusta è costruire nuove strutture dove ospitare i detenuti come in tanti chiedono? Il provveditore preferisce concentrarsi su un’altra prospettiva. «In questo momento dobbiamo soprattutto ripensare le carceri che abbiamo. Stiamo facendo i conti con un significato diverso dello spazio, delle distanze e questo potrebbe essere utile per rivedere i parametri non sono a livello nazionale ma anche della Corte Europea». Fullone spiega: «Non c’è per la Campania una tipologia di carcere o di struttura o di camera detentiva. Ci sono quelle adattate a carcere tipo Eboli oppure costruite più recentemente come Secondigliano o che risale ai primi del ‘900 come Poggioreale. I nostri parametri europei parlano di 3 metri quadrati per ogni persona detenuta. Se si va sotto quel limite, si considera degradante e non dignitosa la detenzione. Però è un limite che non può essere calato in questa realtà, puoi avere anche una stanza con 10 o 12 persone ospitate nei limiti del parametro della dignità stabilita dalla Comunità Europea che è un limite aritmetico, ma rispetto a quanto sta succedendo oggi con questa situazione di emergenza il quadro va rivisto». Soluzioni? «Stiamo cercando di ridurre, di trasformare le stanze più grandi in stanze di socialità in modo che questi picchi di presenza, in intesa con il Dipartimento, possano essere aggiornati. Le stanze di Poggioreale, sono spesso dei cameroni. È questo è lo stimolo di questa situazione. Ripensiamo i ritmi di vita di tutta la società esterna, che pensa sia giusto fare lo stesso all’interno» conclude il provveditore Antonio Fullone.

di Antonio Sabbatino