TUNISIA – Il premier tunisino e segretario generale di Ennahda, Hamadi al Jebali, ha annunciato di voler formare un nuovo governo tecnico entro 24 ore. La decisione dopo i violenti scontri a Tunisi in seguito all’assassinio di Chokri Belaid, segretario del Partito dei patrioti democratici ucciso in un agguato mentre stava uscendo dalla sua abitazione di Tunisi. I manifestanti hanno eretto barricate in molte strade del centro chiedendo le dimissioni del premier Hamadi Jebali. Davanti al ministero dell’Interno, su avenue Bourghiba, la polizia ha lanciato lacrimogeni per respingere i manifestanti, molti dei quali giovanissimi, che lanciano sassi verso gli agenti rimandando indietro le granate lacrimogene. In diverse città della Tunisia attacchi alle sedi del partito Ennhada, al potere nel paese.
L’OMICIDIO – Secondo le prime notizie, Belaid, è stato ucciso con quattro colpi d’arma da fuoco sparati da breve distanza davanti alla sua abitazione. Belaid era soprattutto uno dei massimi esponenti di Nidaa Tounes, la formazione politica di recente costituzione e che è la più importante dell’opposizione tunisina. Nidaa Tounes è stata oggetto di numerosi atti di violenza da parte di miliziani della Lega per la protezione della rivoluzione, considerati fiancheggiatori del governo. La Farnesina raccomanda prudenza ai connazionali.
SALE LA TENSIONE – La Tunisia è ora sull’orlo di una crisi istituzionale: le opposizioni presenti nell’Assemblea costituente hanno deciso, dopo l’uccisione di Chokri Belaid, di fare dimettere tutti i loro rappresentanti. E per domani è stato proclamato uno sciopero generale. In molte città (tra cui Sousse e Gafsa), la folla inferocita ha assaltato e incendiato le sedi di Ennahda, il partito islamico egemone al governo. Il premier tunisino ha definito l’attentato «un atto di terrorismo»: «L’uccisione di Belaid è un assassinio politico e l’assassinio della rivoluzione tunisina: uccidendolo hanno voluto mettere a tacere la sua voce», ha detto Jebali, alla testa di un governo guidato dal partito islamista moderato, Ennahda. Jebali è rientrato da un viaggio in Francia e ha disdetto la sua missione in Egitto, prevista per giovedì. Il presidente tunisino Moncef Marzouki, ha respinto le accuse al mittente e ha dichiarato: «È interesse dell’Europa accompagnare la transizione in Tunisia perché se falliamo, ci sarà un impatto gravissimo sulla sicurezza dell’Europa». Intanto la Borsa di Tunisi ha subito una battuta d’arresto: alla chiusura l’indice Tunindex ha registrato un ribasso del 3 per cento.
UOMO INCAPPUCCIATO – Il tutto mentre non mancano le piste sull’omicidio di Belaid. L’assassino indossava un burnous, l’abito tradizionale tunisino, che copre interamente il corpo e con un cappuccio a punta che cela gran parte del viso. A rivelare il particolare è stato il premier tunisino, Hamadi Jebali. Il particolare potrebbe prestarsi a interpretazioni diverse. Il burnous, indossato prima della rivoluzione soprattutto dalle persone più anziane o da quelle che venivano in città dalle campagne, dopo la caduta di Ben Ali è tornato di moda (è il capo preferito dal presidente della Repubblica, Marzouki, anche nelle manifestazioni ufficiali), sia come riaffermazione della cultura popolare tunisina, che come segno distintivo dei musulmani. La sua foggia, peraltro, consente di camuffare tutto il corpo, quindi anche la statura (per via della forma del cappuccio) e la complessione di chi lo indossa. Insomma, l’ideale per chi vuole sfuggire a qualsiasi identificazione. Secondo altre testimonianze coincidenti, a uccidere l’oppositore tunisino sono state invece due persone giunte, davanti alla abitazione della vittima, su una motocicletta. Dopo avere ucciso Belaid, rimasto morente al posto di guida della sua vettura, i due – che non sono scesi dalla motocicletta – sono fuggiti, inseguiti invano da un automobilista, contro il quale hanno sparato alcuni colpi di pistola, andati a vuoto.
LE CRITICHE – L’ultima presa di posizione di Chokri Belaid era giunta martedì sera ed era stata un atto d’accusa contro il partito egemonico della maggioranza, Ennahda. Belaid, in particolare, aveva affermato che gli episodi di violenza nel Paese sono diretta conseguenze delle crisi all’interno di Ennahda. Nel suo intervento, Belaid aveva sostenuto che nel disegno di Ennahda c’è il progressivo controllo della macchina dell’amministrazione e della giustizia e quindi dell’apparato militare e che la violenza riesploderà ogni qual volta in seno all’Assemblea costituente si andrà a discutere di un articolo «retrogrado e contrario alla libertà».

Redazione Online corriere.it

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui