La dipendenza affettiva, negli ultimi anni, è stata inserita nelle nuove dipendenze comportamentali.

E ’una modalità patologica di vivere la relazione, in cui la persona dipendente arriva a negare i propri bisogni ed a rinunciare al proprio spazio vitale pur di non perdere il partner, considerandolo unica e sola fonte di benessere e realizzazione.

L’ossessività, l’impulsività, il costante bisogno di rassicurazioni, una simbiosi stagnante con il partner sono i tratti caratterizzanti le relazioni che instaura il dipendente affettivo.

Evidente l’enorme pericolosità per l’incolumità psichica e fisica del soggetto quando entra in relazione con un manipolatore emotivo o capace di violenza.

Tale patologia sembra riguardare quasi esclusivamente le donne quasi sempre accumunate dalla fragilità, bassa autostima, timorose dell’abbandono, figlie di nuclei familiari problematici ove hanno sperimentato l’inadeguatezza e la sofferenza.

Ecco che l’amore che è un sentimento intenso e misterioso, può divenire pericoloso.

Ci smuove, ci motiva, ci nutre, ci fa volare, ma, vissuto annullandosi, può far anche soffrire e precipitare.

Il bisogno prepotente di essere riconosciuto, amato, identificato, la paura del rifiuto, del giudizio, della critica inducono spesso ad una “ falsa disponibilità” nociva per sé e, talvolta, anche per la persona con cui si interagisce

Necessario parlare, informare, rendere nota l’esistenza di tale sempre più diffuso disturbo.
Armandoci delle risorse necessarie per combattere il lato oscuro dell’amore, quali l’autostima, la resilienza, l’empatia, l’intelligenza emotiva, l’assertività e l’equilibrio emotivo, si può imparare a costruire relazioni sane e gratificanti basate sulla reciprocità.

 

 

 

di              Maria Rosaria Ciotola

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