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Tutti per Francesco: «Un Papa in difesa di poveri ed emarginati»

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PapaFrancescoROMA – «Una straordinaria apertura mentale, culturale e spirituale per l’Europa e per l’Occidente, uno scossone i cui effetti andranno valutati nel tempo». Così Stefano Femminis, direttore della rivista internazionale dei Gesuiti, Popoli, saluta l’elezione al soglio di Pietro di Papa Francesco, il primo pontefice della storia proveniente dalla Compagnia di Gesù. E le parole di Femminis fanno da apripista ad una serie di commenti, tutti positivi, per Jorge Bergoglio, eletto mercoledì sera. «Siamo contenti – continua il direttore di Popoli -, prima di tutto perché è una scelta che apre definitivamente la Chiesa alla globalizzazione, con tutte le sue potenzialità e le sue sfide irrisolte». Ed è proprio tra i Gesuiti che si registra il maggiore entusiasmo: il Centro Astalli, Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati, esprime gioia per «un uomo che nel corso della sua vita religiosa è sempre stato in prima linea nella difesa dei poveri e degli emarginati». Il presidente Padre Giovanni La Manna commenta: «Abbiamo tutti i motivi di sperare che con il suo pontificato i migranti e i rifugiati possano sentirsi accolti e sostenuti dalla Chiesa in tutto il mondo».
PAPA MIGRANTE – «Il mondo dell’emigrazione italiana, soprattutto in America Latina, un mondo di poveri, provenienti soprattutto dalle colline e dalle pianure del Nord Italia alla fine dell’800, ha regalato alla Chiesa il nuovo papa Francesco». E’ invece il commento di monsignor Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes. «La famiglia Bergoglio – ricorda – era emigrata dal Piemonte, dall’astigiano, negli ultimi decenni dell’Ottocento. Una emigrazione, quella piemontese che ha messo in cammino 2 milioni di persone che sono diventate, con gli oriundi, oltre 6 milioni di persone. La maggior parte degli oriundi piemontesi – tre milioni – sono proprio presenti in Argentina, in questa nazione latinoamericana che è diventata l’altra Italia per molti emigranti».
Un saluto ecumenico e l’assicurazione di un dialogo e di una collaborazione con la Chiesa cattolico romana che continuerà con il nuovo pontefice. E’ quanto, invece, il pastore Olav Fykse Tveit, segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), ha espresso ieri sera nel suo messaggio di congratulazioni rivolto al nuovo papa, Francesco.
 

di Francesco Gravetti

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