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Fine pena mai? forse è il momento di evolvere

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di Umberto Veronesi
Sin da quand’ero giovanissimo di mafia ne ho sentito parlare parecchio, ed oggi che conto gli anelli del mio tempo vedo che la criminalità organizzata è più forte di allora. Molteplici sono i motivi, ma di certo uno di questi è che il carcere duro non serve. L’ergastolo ostativo, applicato ai condannati per mafia e per terrorismo, che esclude qualsiasi beneficio e dunque condanna di fatto alla morte in carcere. Come si può condannare qualunque essere umano ad un’agonia lenta e spietata? Come posso confidare in un sistema Stato che non coltiva l’idea che giudicare senza comprendere non risolve il problema dei delitti e delle pene? E se è vero che la pace non è solo assenza di guerra ma è una convinzione di fondo che si può esprimere in ogni moto dell’uomo, allo stesso modo è innegabile che la tendenza alla risoluzione pacifica dei conflitti è parte integrante della nostra biologia. La scienza ci ha confermato che l’uomo è geneticamente non violento.Per questo ho deciso di dedicare all’ergastolo ostativo e alla pena di morte la 4° conferenza mondiale di Science for Peace (Milano 16, 17 novembre 2012 ndr), il movimento a cui ho dato vita nel 2009 insieme a premi Nobel e scienziati per disegnare un futuro migliore. Le neuroscienze hanno scoperto che il cervello, come gli altri organi, si rinnova continuamente. Le cellule cerebrali, per effetto delle staminali, nascono lungo il corso della nostra vita. Questo significa che cambiamo per effetto delle influenze ambientali, delle nostre esperienze positive e negative, ma modifichiamo anche concretamente e strutturalmente la nostra massa cerebrale. Vorrei che questa scoperta servisse alla politica per capire che è insensato tenere in carcere una uomo fino alla fine dei suoi giorni, perché anche l’assassino più efferato dopo venti anni è cerebralmente differente dall’uomo che ha commesso il delitto.
 

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