Poche ore dopo la sua nascita, la piccola Giada ha rischiato la vita per un grave problema al cuore. Ad allarmare i medici era stato un improvviso calo della saturazione: la neonata non incamerava più ossigeno a sufficienza per poter sopravvivere. La gioia di mamma Francesca, papà Domenico e del fratellino Elia, subito dopo la nascita della bambina, oltre un mese fa, ha subito fatto spazio alla paura, al dolore, all’assenza.

Il giorno dopo la sua nascita, il 4 marzo scorso nella clinica di San Gennaro Vesuviano, alla piccola è stata diagnosticata una severa malformazione cardiaca. Così, dal punto nascita della provincia napoletana, è stata trasportata verso l’ospedale Monaldi di Napoli. Una corsa contro il tempo perché Giada doveva essere sottoposta immediatamente a un intervento chirurgico salvavita dall’esito incerto. Infatti, secondo le statistiche, solo il 10% di interventi simili ha un esito positivo. Ma Giada ce l’ha fatta. Ha superato con tutte le sue forze un’operazione chirurgica a cuore aperto, con l’utilizzo di una speciale macchina cuore-polmoni, durata oltre 8 ore.

Oggi papà Domenico, con la bimba tra le braccia nella casa di Cicciano, non riesce a trattenere le lacrime: “Per noi è un giorno indimenticabile. I medici hanno sottoposto Giada a un intervento molto delicato, averla qui è un vero miracolo. Appena nata, Giada stava bene – il papà, di professione operatore sanitario, ripercorre le ore di angoscia alla scoperta del grave problema cardiaco della piccola appena venuta alla luce – il giorno dopo, però, c’è stato un calo della saturazione fino a 68-70 nel corso della visita di controllo che viene effettuata in clinica e viene scoperta la malformazione non evidenziata dall’ecografia strutturale poiché questa patologia si manifesta solo alla nascita”.

Questa mattina, finalmente, Giada è giunta per la prima volta a casa, a bordo di un’ambulanza del gruppo Nefrocenter che ammette: “È stato il trasporto più bello della storia della nostra azienda”. Le festa di benvenuto per l’arrivo del fiocco rosa ora può cominciare.

di Mirella D’Ambrosio