Giovanni (il nome è per ovvi motivi di fantasia) è un papà che ha perso il lavoro in un circolo nautico, non perché sia stato licenziato, ma perché si è ammalato di Covid. Accanto a lui, chiusi in quell’appartamento alle Case Nuove di Napoli da giorni, ci sono la moglie e i loro due figlioletti. Una triste storia che purtroppo è soltanto una tra le tante a cui, ogni giorno, assistono i volontari dell’Associazione Gioventù Cattolica. Famiglie costrette a vivere la solitudine e lo spaesamento dovuti alla quarantena, ma anche alla perdita – improvvisa – degli affetti più cari, degli amici e della loro quotidianità. «Oltre a proseguire con l’attività che stiamo ormai svolgendo dal primo lockdown – spiega Gianfranco Wurzburger, presidente di Asso.Gio.Ca. – abbiamo attivato un vero e proprio sportello sociale. Ci chiamano anziani soli che vivono un doppio dramma. Con loro molti dei nostri ragazzi fanno finanche le parole crociate al telefono, un modo per farli sentire meno isolati. Poi ci sono decine di famiglie – aggiunge – che ci chiamano anche per altre esigenze: oltre che per la fornitura di cibo e medicinali, per il disbrigo di pratiche amministrative, consulenze su come contattare il medico di base e avviare un’eventuale protocollo anti Covid. Insomma sono tante le richieste e cerchiamo di ottemperare a tutte». 

Oggi, con la nuova ondata Covid, le famiglie seguite dall’associazione si sono ridotte: «Quelle che aiutiamo ogni settimana sono passate da 600 a 250 – continua Wurzburger – sia perché abbiamo fatto una scrematura per evitare che vi siano soggetti che non hanno un bisogno reale, sia perché ci sono tante persone oneste che dopo il lockdown della scorsa primavera sono tornate a lavoro e si sono in parte riprese. Ma il nostro timore è che in questa fase i numeri di chi ha bisogno d’aiuto possano risalire». Ma quali sono le attività dei ragazzi di Asso.Gio.Ca.? «Facciamo consegne sia a domicilio che in sede da noi a Sant’Eligio; poi c’è il paniere solidale con alimenti di prima necessità soprattuto per i neonati. Se necessario forniamo anche medicinali, grazie a un protocollo con la farmacia solidale della Diocesi di Napoli». E le zone dove arrivano gli “angeli della solidarietà”? «Andiamo in tutta la città, dal centro storico coprendo II, III e IV Municipalità, all’area est con San Giovanni a Teduccio, nella zona nord come Secondigliano, a quella occidentale come Fuorigrotta. Tutto ciò grazie a una rete con la Caritas e il C.a.i.r. (Comitato assistenza istituzioni religiose) che ci segnalano i casi più bisognosi». Ma c’è di più. I volontari dell’associazione hanno realizzato una banca dati per il monitoraggio sociale di tutti gli utenti: «I nostri operatori – conclude Wurzburger – somministrano questionari alle famiglie che hanno assistito chiedendo che lavoro fanno, quali siano le loro difficoltà o il livello dei componenti del nucleo familiare. Insomma un modo efficace per continuare a seguirli e sostenerli concretamente».

di Giuliana Covella