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Il patto per uccidersi delle artiste in lotta contro il femminicidio

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CAGLIARI – «Vogliamo fare qualcosa che dia uno choc, che rimanga impresso nella testa della gente». Sara e Michela, amiche di vita e compagne d’arte, avevano lavorato tre mesi a una performance «forte» e giovedì sera dovevano presentare «Donne a pezzi», metafora sul femminicidio: un manichino, fiocchi rossi simbolo di ferite e sangue, pitture, immagini e poesie. Evento all’aperto, al Bastione Saint Remy, annullato per vento e pioggia. Ma Sara e Michela avevano già deciso: lo choc vero non sarebbe stato nello spettacolo, ma dopo. Hanno vagato nella notte in auto, sul sedile due bombole da campeggio: al mattino Sara ha aperto il gas e si è avvicinata la cannula alla bocca. Le hanno trovate chine, riverse una sull’altra, quasi abbracciate …continua a leggere l’articolo su corriere.it...

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