ROMA – Via dagli scaffali dei supermercati le uova ottenute da galline allevate in gabbia. Quegli spazi angusti, tipo foglio A4, nei quali le galline sono sottoposte a stress e sofferenza. “Vogliamo che i supermercati italiani si assumano pubblicamente l’impegno a eliminare dai loro scaffali le uova da galline allevate in gabbia”, dice CIWF Italia (Compassion in World Farming, associazione no profit che lavora per la protezione e il benessere degli animali allevati a scopo alimentare) che ha mappato le prime cinque insegne di supermercati italiani, analizzando le loro policy e le loro dichiarazioni pubbliche, per scoprire come si stanno comportando. L’associazione punta i riflettori su Conad, che “risulta essere l’unica tra queste insegne a non avere nessun programma per eliminare completamente la vendita di uova da galline in gabbia dai propri scaffali”, dice il CIWF.
L’associazione ha quindi lanciato una petizione per chiedere a Conad di impegnarsi a non vendere più uova da galline in gabbia in tutto il suo assortimento. Da Conad hanno fatto sapere di aver intrapreso “un percorso finalizzato all’eliminazione delle uova allevate in gabbia a favore di quelle allevate a terra” e che Conad “entro la fine del 2017 eliminerà dall’assortimento dei prodotti a proprio marchio le uova provenienti da galline allevate in gabbia”.
L’Italia è il secondo produttore di uova di gallina in UE dopo la Germania: ogni anno alleva oltre 48 milioni di galline e il 66% di queste viene allevato nelle cosiddette “gabbie arricchite”; il 27% è allevato a terra, il 4% all’aperto, il 3% in allevamenti biologici. Dal 1 gennaio 2012, ricorda il CIWF, le gabbie di batteria convenzionali sono state vietate nell’Unione Europea. Tuttavia è ancora consentito l’utilizzo di gabbie modificate o “arricchite”. “Le gabbie arricchite ospitano normalmente colonie tra le 60 e le 80 galline ciascuna. In queste gabbie ogni gallina ha a disposizione 750cm2, una superficie poco più grande di un foglio A4 – denuncia l’associazione – Le galline non possono esprimere comportamenti naturali come stendere le ali, volare, grattare e becchettare. Il ritmo produttivo e l’assenza di movimento comporta una fragilità ossea tale che le ossa si rompono con estrema facilità, anche solo quando le galline vengono maneggiate per essere spostate da un luogo all’altro. Inoltre le galline si beccano l’un l’altra e perdono le piume, sia a causa dello stress, sia per lo sfregamento contro le gabbie”.
Il CIWF ha dunque analizzato le prime cinque insegne di supermercati per quote di mercato analizzando gli impegni ufficiali per gli assortimenti presenti a scaffale e la pubblicazione della loro policy sui siti internet. Sono stati valutati l’impegno a non vendere più uova in gabbia a proprio marchio, l’impegno a non vendere più uova in gabbia di altri marchi e la trasparenza nella comunicazione ai consumatori tramite la pubblicazione del proprio impegno sul sito internet. Di seguito dunque i risultati.
Dal 2010 Coop ha eliminato dal proprio assortimento le uova di galline allevate in gabbia e per questo ha ricevuto il simbolico Premio Good Egg dell’associazione. Anche alcuni prodotti a marchio Coop sono realizzati con uova non da gabbia, come maionese, salse e pasta all’uovo.
A marzo 2017, Esselunga ha comunicato che ha già eliminato dal proprio assortimento le uova da galline allevate in gabbia. La decisione riguarda tutte le uova in guscio, sia quelle a proprio marchio che quelle di altri marchi. Anche alcuni prodotti a marchio Esselunga sono realizzati con uova da galline non in gabbia. Provengono, infatti, da galline non allevate in gabbia anche gli ovoprodotti utilizzati per la produzione di paste fresche, prodotti da forno, pasticceria, e prodotti di gastronomia fabbricati negli stabilimenti di Esselunga, oltre a quelli impiegati per alcuni prodotti da ricorrenza (come panettoni, pandori e colombe a marchio Le Grazie).
Ad aprile 2017, Auchan ha annunciato che smetterà di vendere uova da galline allevate in gabbia in tutti i suoi punti vendita entro i prossimi 5 anni (ipermercati Auchan e supermercati Simply). La decisione coprirà sia le uova a proprio marchio che quelle di tutti gli altri marchi.
Ad aprile 2017, Carrefour ha annunciato di avere già eliminato tutte le uova da galline allevate in gabbia, sia a proprio marchio che ad altri marchi, nei 477 punti vendita a gestione diretta (Carrefour, Market, Express, DocksMarket e GrossIper). Nei rimanenti 593 punti vendita in franchising il Gruppo sta portando avanti un’azione di sensibilizzazione affinché entro fine 2019 anche tutti i punti vendita in franchising siano completamente liberi da uova da galline in gabbia.
“Nonostante abbia recentemente inviato un comunicato stampa per annunciare che entro il 2017 eliminerà dagli scaffali le uova a proprio marchio provenienti da galline allevate in gabbia, Conad – dice il CIWF – è rimasto l’unico tra le prime cinque insegne di supermercati italiani a non avere pubblicato sul proprio sito una policy e a vendere ancora uova da galline allevate in gabbia di altri marchi”.

di Danila Navarra

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