ROMA – Le politiche di accoglienza in Italia non sono controllate a livello centrale. Non esiste, dunque, un sistema equo di ripartizione sul territorio nazionale di migranti e richiedenti asilo. Ad oggi, infatti, solo milleduecento comuni hanno aderito al sistema di accoglienza Sprar. L’Associazione nazionale dei comuni italiani e il Viminale sono tornate a ragionare su un Piano Nazionale di Ripartizione, un sistema che meta in rete il governo centrale con quelli regionali, provinciali e comunali. A sottolineare l’importanza di costituire un piano ragionato sull’accoglienza è stato lo stesso presidente dell’Anci Piero Fassino, a margine del tavolo nazionale sull’immigrazione al quale hanno preso parte anche il sottosegretario Domenico Manzione ed il capo dipartimento Libertà civili e Immigrazione, il prefetto Mario Morcone. All’incontro era presente Matteo Biffoni, sindaco di Prato e delegato ANCI all’Immigrazione. «È importante che la politica dell’accoglienza sia fondata su un’intesa stretta e continua tra Stato, regioni e comuni. Come Anci – ha dichiarato Fassino – abbiamo lavorato perché ogni scelta fosse condivisa, e pensiamo che lo si debba fare a maggior ragione oggi, in un momento in cui ci poniamo tutti insieme l’obiettivo di dare alle politiche di accoglienza modalità più sicure ed efficaci».
LA NOTA – Nella nota congiunta con il Viminale l’Anci scrive che oggi il sistema è basato su un doppio binario e che, oltre al progetto Sprar, esiste la gestione dei prefetti che, si legge nel documento “collocano sui territori, spesso con numeri troppo elevati in proporzione agli abitanti, spesso in strutture alberghiere, senza il coinvolgimento dei comuni e del mondo associativo, creando di fatto situazioni di disagio e tensione sociale”. Il nuovo piano elaborato da Ministero dell’Interno e Anci prevede una programmazione nazionale delle accoglienze su base regionale, provinciale e comunale. Un sistema che prevede una struttura Sprar per ogni Comune, anche associato. Nei comuni più estesi sono prevedibili anche più strutture. Un importante passo in avanti in termini di posti di accoglienza, se si considera che ad oggi si contano circa 150 mila presenze distribuite in milleduecento dei quasi ottomila comuni italiani. Un piano, quello studiato da Anci e Ministero dell’Interno, che suddividerà i comuni per classi, indicando una quota minima e massima di posti da assegnare ad ogni singolo comune. «In questo quadro è essenziale che la allocazione dei profughi sul territorio corrisponda in modo rigoroso ai criteri di proporzionalità e sostenibilità, tenendo cioè conto della dimensione demografica di ogni Comune e delle sue effettive possibilità di accoglienza. Adottare un criterio di proporzionalità e sostenibilità certamente faciliterà una maggiore disponibilità dei territori ad accogliere profughi e migranti», ha detto Fassino

di Ciro Oliviero

 

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