scherma

ROMA – Destinazione Olimpiadi, per vedere da vicino le imprese sportive dei quattro atleti della nazionale italiana di scherma impegnati nella spada. E’ una bella avventura quella che stanno vivendo otto ragazzi autistici seguiti dall’Ospedale pediatrico Bambin -Gesu’ di Roma. Loro frequentano l’accademia Scherma “Lia”, che coinvolge in tutto 15 bambini con disturbi dello Spettro Autistico che sono stati avviati alla pratica della scherma, insieme ad altri coetanei normotipici.

Un progetto nato dalla collaborazione di “Progetto Aita Onlus” con l’Unita’ Operativa Complessa di Neuropsichiatria Infantile dell’Ospedale Bambino Gesu’, e che propone iniziative ludico-sociali, cosi’ da migliorare la qualita’ della vita e i percorsi terapeutici dei bimbi e delle loro famiglie. Accade che Luigi Mazzone, neuropsichiatra infantile dell’ospedale Bambino Gesu’, sia anche il mental coach della nazionale di spada, composta da Enrico Garozzo, Paolo Pizzo, Marco Fichera ed Andrea Santarelli. Per loro l’avventura a Rio de Janeiro, dopo l’emozionante cerimonia di apertura, e’ iniziata, e a tifare per loro ci sono anche questi otto bambini che nei giorni precedenti la partenza per il Brasile avevano conosciuto e salutato a Roma.

I ragazzi hanno fra gli 11 e i 16 anni, resteranno a Rio fino al 16 agosto, alloggeranno nei pressi del villaggio olimpico e vengono accompagnati da 5 operatori specializzati dell’Ospedale insieme ad una maestra di scherma. “Questa esperienza – spiega Luigi Mazzone – e’ pioneristica nel suo genere e in termini di inclusione sociale della disabilita’ ha dei risvolti importanti. Potrebbe contribuire ad un radicale cambiamento nell’integrazione di persone con autismo all’interno del contesto sportivo”. “A nome della federazione voglio ringraziare l’ospedale: lo sport – dice a sua volta il presidente della Federazione Italiana Scherma, Giorgio Scarso – e’ di tutti e questo progetto ne e’ la testimonianza, dimostrando come la scherma possa essere uno strumento di integrazione. Siamo felici di poter dare un contributo, lo abbiamo fatto con il mondo paralimpico e lo facciamo ancora oggi. La scherma non deve essere vista solo come sport prettamente agonistico, ma aiuta l’integrazione e l’inclusione, aiuta le famiglie con bambini che hanno difficolta’ relazionali“.

“Per questi ragazzi sara’ un momento particolare e molto bello – ha aggiunto il direttore delle risorse umane, dell’organizzazione e dello staff del Bambino Gesu’, Ruggero Parrotto – Le giornate per chi non sta bene sono lunghe e tante: ricordiamoci che chi lotta lo fa per stare meglio. L’ospedale fa il suo lavoro in tanti modi: questo ne e’ un esempio, aperto e inclusivo”.

fonte Dire.it

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