Norberto a MatembweTANZANIA- L’handbike di Norberto è pronta. Qui la chiamano “Baiskeli ya mikono” (bicicletta che si spinge con le mani). Siamo a Matembwe  e stiamo per partire. È domenica mattina e la gente già si appresta a vivere il giorno di riposo, qualcuno vestito a festa, qualcuno semplicemente in giro: terra rossa, polvere, ragazzini, biciclette improbabili che si accalcano intorno alla partenza dei wazungu (i bianchi) sulle biciclette: tra l’handbike e il tandem la curiosità del pubblico è conquistata! Matembwe ha tanti significati in questa traversata: è la città dove Norberto era stato con il CEFA nel 1992 come volontario per l’avvio di un mangimificio e di allevamento per polli. Fu proprio durante quel mese che ebbe l’incidente che lo ha reso disabile. A Matembwe il progetto si è concluso, nel senso che una volta avviato è stato lasciato alla completa gestione dei locali e va avanti ottimamente. Qui finì la sua prima vita, da campione di football e adesso, da qui, riparte in handbike per un viaggio che attraversa la sua seconda, di vita. Incontra le persone con cui aveva lavorato, che aveva conosciuto, i ricordi cominciano ad affiorare nella mente e diventano emozioni. Norberto dice che “sta prendendo lezioni di vita”, è lì per “chiudere un cerchio”, quello suo personale e non poteva che farlo se non coinvolgendosi totalmente, come fa sempre.

Con il CEFA ha un legame speciale e l’intreccio delle due sue vite durante le quali ha sempre “fatto del bene” traspare e ispira fiducia ai tanzaniani disabili che sta incontrando.A Matembwe c’è anche il direttore sportivo della nazionale di ciclismo tanzaniana, in divisa della nazionale, pronto per la Satema Bike che si correrà il prossimo 26 ottobre nella zona di Njombe che è la nostra meta di questa prima tappa.Con noi parte una variopinta carovana che ci accompagna per il primo chilometro, poi si inizia ad affrontare lo sterrato: ogni tanto con il grido “wazungu ya baiskeli” (i bianchi in bici), i curiosi ai lati della strada sono stupiti perché di solito vedono gli stranieri sfrecciare sui fuoristrada. Bagni di folla sorprendenti, Norberto che rispolvera il suo swahili  e poi Njombe: entriamo in città lungo un salitone che sgrana il gruppo, con Norberto in fuga e qualche ciclista locale che arranca per stargli dietro.L’arrivo è alla Kiwanda Cha Maziwa, la centrale del latte fondata nel 2004 da CEFA per garantire la distribuzione continua di latte fresco e sicuro nelle scuole della zona e produce formaggi per il mercato di Dar es Salaam e Zanzibar.

I volontari di CEFA e le autorità ci guidano all’entrata del paese e c’è tutta la città….increduli loro e ancora di più noi! Dopo un discorso di benvenuto e incoraggiamento per aver compiuto la prima tappa, il sindaco e i volontari CEFA ci guidano in visita alla latteria: siamo  testimoni di successi davvero sorprendenti. È un progetto che coinvolge tutta la popolazione: orgogliosamente i lavoratori della latteria ci parlano degli oltre 800 allevatori che lì consegnano il loro latte, 1500 lavoratori che indirettamente e direttamente sono occupati dalla latteria, 58 scuole che ricevono il latte di qualità da distribuire ai bambini, senza il rischio di essere stato diluito con acqua sporca o bevuto senza essere stato bollito.Qui tutti siamo con gli occhi sgranati: noi colpiti dai colori, dalle voci, dai suoni e odori tanzaniani,dall’accoglienza festosa che abbiamo ricevuto e dalle urla di incoraggiamento che ci arrivano lungo ogni metro percorso. Chi assiste al nostro arrivo o chi incontriamo lungo il percorso  si interroga sul perché, dei bianchi, da lontano, faticano per i loro disabili.Ogni metro, ogni chilometro serve per spiegarlo: ogni metro e ogni chilometro di percorso è un disabile in meno che si nasconde per la sua condizione! Siamo felici!

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