BRUXELLES – Nonostante i ripetuti impegni presi dai diversi governi che si sono alternati negli ultimi anni, nel 2012 l’Italia ha diminuito del 14,6 per cento gli aiuti agli Stati dell’Africa sub sahariana. A dirlo è un rapporto dell’organizzazione non governativa One, fondata fra gli altri dal cantante degli U2 Bono Vox e da Bob Geldof, che analizza le performance di quindici Stati Ue per quanto riguarda gli aiuti allo sviluppo nel continente africano.
E dire che l’Italia fa leggermente meglio della media dei paesi analizzati: il taglio agli aiuti all’Africa sub sahariana è infatti, nei quindici paesi studiati, del 19 per cento. E’ invece del 7per cento la riduzione degli aiuti verso tutti i paesi in via di sviluppo. E ben undici paesi su quindici hanno ridotto gli aiuti in percentuali a doppia cifra. Magra consolazione quella di essere un po’ più bravi della media, perché se invece guardiamo al taglio complessivo degli aiuti messo in atto dal nostro paese fra il 2011 e il 2012, l’Italia si piazza al secondo posto fra gli Stati che hanno ridotto in maniera più considerevole le risorse destinate all’ODA (Assistenza Ufficiale allo Sviluppo), con un meno 25per cento, preceduta solo dalla Spagna che ha più che dimezzato gli aiuti, diminuendoli del 51,3per cento.
Nel 2005, i leader europei avevano preso l’impegno di destinare lo 0,7per cento del reddito nazionale lordo agli ODA entro dieci anni, ma le ultime statistiche dicono che siamo ben lontani dal raggiungere un obiettivo che scade nel 2015. L’Italia, nello specifico, nel 2012 era ferma allo 0,13per cento.
Il vertice dei ventisette capi di Stato e di governo che si svolgerà giovedì e venerdì a Bruxelles sarà l’occasione per fare il punto della situazione riguardo il target dello 0,7per cento, ma la strada per un cambio di marcia sembra molto in salita. E l’Italia, in questo senso, gioca un ruolo chiave perché è fra i principali paesi donatori.

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