di Erri De Luca – La mia generazione, nata in dopoguerra, era vicina alla precedente, della prima metà del 1900. Ne conoscevamo le storie, le mosse, i torti e ragioni. Avevamo l’arroganza di rimproverarli, i nostri poveri genitori. Eravamo un sasso nel guado a distanza di un passo da loro. Quella venuta dopo di noi è invece lontana. Niente ha saputo e voluto sapere di prima e di noialtri. Si è accontentata di prendere per buona la formuletta loscae sommaria di “anni di piombo”. In questa fotografia manca la generazione di mezzo. C’è l’età anziana, c’è l’infanzia, non l’età adulta. Il passato e il futuro stanno senza il presente. L’immagine rappresenta bene il nostro tempo, che è una piazza svuotata, con lo smarrimento tra un primo tempo scaduto e un secondo ancora da iniziare. Si sta in un’anticamera cercando d’interpretare segni e suoni di quello che dovrà accadere. Fanno buoni affari gli oroscopi, i pronostici, i profeti. L’unica garanzia di futuro è affidata al possesso di denaro. Si ha fede nella provvidenza della tecnica, si affidano a banchieri le sorti di una nazione. Le regole dell’economia diventano fede ufficiale dello Stato. L’ economia si basa sul profitto, uno Stato no, ma la differenza è saltata. Le generazioni stanno nel guado. E’ primavera, i torrenti sono gonfi e travolgono i sassi sommersi.

photo: Luciana Latte

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