Lo ius soli come gioco. L’approccio a una tematica delicata come il diritto di cittadinanza degli italiani di nuova generazione può passare attraverso uno strumento semplice e coinvolgente come un gioco di società, il gioco dell’oca, che attraverso il suo schema di caselle, percorsi a ostacoli e pedine, spieghi meglio della realtà ai più giovani cosa significa oggi sentirsi italiani senza esserlo ‘sui documenti’ e quanto possa diventare complicato, soprattutto per un ragazzo in età adolescenziale, quello che invece dovrebbe essere un valore aggiunto: ‘avere’ due culture di appartenenza.

L’iniziativa è portata avanti dalla Cooperativa Sociale Dedalus di Napoli nell’ambito del progetto B.es.t, svolto dalla Coop in partenariato con il Coordinamento nazionale Nuove generazioni italiane (Conngi), con cui si intende «sviluppare e promuovere l’empowerment sociale di giovani con background migratorio, la loro partecipazione al dibattito pubblico sulle questioni di policies che li riguardano e la possibilità di esprimere e portare i propri bisogni e le relative proposte».

Il gioco – L’idea è semplice quanto originale: nel gioco, ideato da Officine Gomitoli,  l’acquisizione della cittadinanza e il suo iter incontrano una serie di ostacoli in base alle condizioni soggettive. Gli ostacoli sono la normativa, la burocrazia, quei paletti che fanno ‘tornare indietro’, perdere tempo nel percorso di acquisizione della cittadinanza. Dalla mancanza di un certificato di frequenza scolastica all’assenza di un requisito banale, ogni imprevisto può frapporsi tra la vita reale dei ragazzi che si sentono italiani e la loro piena realizzazione come cittadini. Ad oggi un’equipe di quattro ragazzi maggiorenni dipendenti della Cooperativa (Peer) seguono circa 8 ragazzi che da due anni hanno partecipato ai diversi step del progetto B.es.t, e altri adolescenti dai 14 ai 17 anni e ha come obiettivo, spiega Elena De Filippo, presidente della Cooperativa Dedalus, «sensibilizzare e informare altri ragazzi, che non vivono questa situazione, sulle difficoltà che incontrano i coetanei di nuova generazione».

L’obiettivo – Lo scopo, del resto, è quello di far comprendere quanto la terra di mezzo in cui per molto tempo si trovano in particolare gli adolescenti figli di migranti e nati in Italia, pesi sulla loro vita e sulle loro relazioni. Per questo, da quando il progetto è stato avviato è stato portato nelle scuole. «Il tema del diritto alla cittadinanza – spiega De Filippo – è un tema a noi molto caro e si affianca al quello dell’aumento dei giovani di seconda o nuova generazione, cui si rivolge il lavoro di partecipazione e protagonismo». Proprio con il progetto B.es.t., attuato da Officine Gomitoli e finanziato dal Ministero del Lavoro e della Politiche sociali, si punta a esaltare il protagonismo dei giovani con background migratorio attraverso attività di formazione, laboratori e non solo, per valorizzare pratiche aggregative ed espressive innovative che mettono in luce le diversità del mosaico culturale italiano nelle quali i più giovani sono protagonisti.

di Bianca Bianco