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SALUTE SENZA BARRIERE: IL PROGETTO DI AIFO CHE PORTA CURE E DIGNITÀ ALLE COMUNITÀ PIÙ REMOTE IN MOZAMBICO

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In Mozambico la salute non è solo una questione di distanza dalle strutture sanitarie, ma spesso di invisibilità. È proprio lì che il progetto “Salute Senza Barriere”, promosso da AIFO – Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau ETS e cofinanziato dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI) attraverso l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS) sta cambiando la vita di migliaia di persone portando per la prima volta servizi sanitari, inclusione e autonomia. L’obiettivo ambizioso ma concreto del progetto è proprio quello di garantire l’accesso a servizi sanitari di qualità per tutte le persone, in particolare per quelle con disabilità o che vivono in aree remote, valorizzando le competenze comunitarie e le pratiche locali.

“Salute Senza Barriere” promuove un modello di intervento su più fronti: dal rafforzamento dei centri di salute comunitari, all’attivazione delle brigate mobili − unità sanitarie itineranti − per raggiungere i villaggi più isolati, fino al coinvolgimento diretto di persone con disabilità attraverso cooperative locali e reti di comunità. Le attività includono prevenzione e controllo delle malattie non trasmissibili (come diabete e ipertensione), supporto psicosociale, sensibilizzazione casa per casa e sostegno concreto alle persone con disabilità, tradizionalmente escluse dai servizi.

La vicinanza alle comunità è garantita anche dalla presenza delle agenti di salute comunitaria, figure formate per fare da ponte tra famiglie e strutture sanitarie. Uno di loro descrive così il suo lavoro quotidiano nei villaggi: «Portiamo informazione, prevenzione e ascolto. Spieghiamo alle persone che la salute è un loro diritto e le accompagniamo nelle cure».

Non si tratta dunque di erogare solo servizi sanitari, ma di costruire relazioni durature e rafforzare il tessuto sociale: oltre all’intervento sanitario, “Salute Senza Barriere” promuove percorsi di inclusione economica attraverso cooperative locali. Il progetto contribuisce così a una trasformazione culturale che supera barriere fisiche, economiche e sociali.

Numeri e risultati

In cifre, il progetto ha già raggiunto direttamente oltre 133.558 persone (il 53,4% della popolazione) nelle zone di azione (Distretto di Manica, Baruè, Pemba, Ancuabe, Montepuez) e opera attivamente in 5 centri di salute e comitati comunitari, nonché in partenariato con enti locali, cooperating partner, istituzioni pubbliche e organizzazioni di base.

Rilevante è anche il riconoscimento: il progetto è stato indicato tra le best practice dall’AICS, in quanto modello esemplare di inclusione, sostenibile e guidato dalle comunità stesse.

Il ruolo del donatore: la Cooperazione italiana

Il contributo del donatore istituzionale è fondamentale non solo dal punto di vista finanziario, ma per orientare scelte, trasparenza e responsabilità. Il cofinanziamento della Cooperazione italiana ha infatti reso possibile realizzare interventi su scala territoriale ampliata, di sperimentare soluzioni innovative e di monitorare impatti reali nel tempo. Questo tipo di cooperazione pubblico–società civile dimostra come la solidarietà internazionale possa tradursi in progetti concreti, capaci di generare cambiamento, rafforzare autonomie locali e lasciare un’eredità duratura.

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