ROMA. Le politiche sociali del nuovo governo Monti preoccupano il terzo settore. «Professor Monti, lei da che parte sta? ». È questa la domanda che hanno ripetuto i disabili accompagnati dalle famiglie e dall’associazione “Tutti a scuola” durante il sit-in in piazza
Montecitorio per chiedere chiarezza all’attuale governo per quel che riguarda le politiche sociali. Storie di quotidiana difficoltà di chi vive la disabilità dei figli e prova ad andare avanti. «Bisogna venir fuori da tutte le ambiguità – ha affermato Toni Nocchetti, presidente dell’associazione Tutti a scuola -. Il fondo delle non autosufficienze è a zero. Il fondo nazionale politiche sociali ha visto una riduzione dei finanziamenti. I livelli essenziali di assistenza, i Lea sono solo una sigla, vanno riempiti di contenuti e risorse. La scuola per i disabili ormai è uno scherzo. Se ne parla solo in tribunale: ormai sono i Tar di tutta Italia che parlano della scuola per i disabili, non più la politica. Siamo preoccupati che ci sia questa sorta di unanimità sulle cattive decisioni. Ti viene da sospettare che se son tutti d’accordo c’è qualcosa che non va bene».
RIDUZIONE 80% FONDO POLITICHE SOCIALI  – Una richiesta forte, quella delle famiglie dei disabili al primo ministro Mario Monti e al suo governo di tecnici. «È arrivato il momento di chiedere quale idea di welfare hanno in mente i professori della Bocconi ed i tecnici del governo Monti», spiega l’associazione che chiede: «Ci sarà ancora un welfare per i disabili dopo la scelta di ridurre del 80% il fondo nazionale delle politiche sociali probabilmente equiparato ad un costo superfluo? Cosa avrà di superfluo la possibilità di assistere a domicilio un bambino disabile o un anziano con la sindrome di Alzheimer rimarrà sempre per noi un mistero. Forse non c’è più spazio per una idea di società che parli a tutti e come recita l’articolo 3 della Costituzione si impegni a rimuovere le differenze, anche quando le differenze sono legate alla nascita come per i disabili».
INTERVENTO SUI LEA – Tra gli interventi urgenti, spiega l’associazione, quello dei Lea. «Sui Lea si gioca una battaglia sull’unità del Paese – ha spiegato Nocchetti -. I Lea sbaragliano tutti gli approcci federalisti all’assistenza. Vorremmo vedere
i politici azzuffarsi per affermare i Lea, ma a tutt’oggi non è mai accaduto. Hanno bisogno di risorse economiche, per cui torniamo al problema di partenza. Siamo o no un paese in grado di recuperare risorse economiche per chi è in difficoltà? ». Da
qui la possibilità di rivolgersi al tribunale europeo per difendere la scuola italiana.
 
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