NAPOLI- Emblematica della malasanità del Monaldi è la storia di Irene, che si svolge nel 2015 e si pone come spartiacque dello “smantellamento della cardioochirurgia pediatrica” denunciato dal Comitato dei Genitori dei bambini trapiantati e in attesa di trapianto.  “Irene ha poco più di un anno quando arriva al Monaldi con una miocardite di origine virale – racconta Dafne Palmieri, portavoce del Comitato dei Genitori dei trapiantati di cuore e trapiantati adulti- e rimane ricoverata in cardiologia per mesi fino a quando si decide per il trapianto. Ma al Monaldi dichiarano di non poterla operare perché ha meno di due anni e l’ospedale non è attrezzato per curare bambini così piccoli, nonostante abbiano operato Simon di poco più di un anno. Così il Monaldi invia la bambina a Bologna e i genitori diciottenni, Arianna e Moreno, che non hanno la possibilità di vivere in un’altra città, lanciano un appello attraverso alcuni giornali per raccogliere i soldi necessari a mantenersi a Bologna. Noi genitori dei bimbi già trapiantati a Napoli leggiamo la notizia e ci riuniamo nel Comitato e raccogliamo soldi per sostenere la coppia. D’altra parte ci chiediamo: come mai i nostri figli sono stati operati a Napoli e stanno bene e Irene deve andare a Bologna?  Da là ci è venuto il dubbio che l’ospedale non potesse più garantire l’attività svolta fino a quel momento”.
Il resto è cronaca: Irene viene portata in elicottero a Bologna. Tornata a Napoli, in seguito ad una crisi arriva al Monaldi dove va in arresto cardiaco e viene rianimata dal cardiochirurgo infantile Andrea Petraio che, esperto di assistenza meccanica, collega il cuore della bambina alla berlin-heart (la macchina speciale che consente di mantenere in vita il cuore), lo stesso medico esegue il trapianto di cuore il 20 maggio 2015. Dopo 3 mesi, come spesso succede a bambini trapiantati, Irene ha la febbre alta, la tosse e i genitori il 24 ottobre 2015 la portano al Monaldi dove i medici di turno sono il neo-primario della cardiochirurgia infantile Oppido e il cardiologo Colonna. I medici visitano la bambina e nonostante dall’ECG risulti un’elevata frequenza cardiaca di 180 battiti al minuto la rimandano a casa. Dopo meno di una settimana, il 30 ottobre la bambina ha una crisi cardiorespiratoria e muore all’Ospedale di Giugliano.
I genitori denunciano l’accaduto. Proprio in questi giorni lo specialista in cardiologia del Monaldi, Antonio Colonna, ha chiesto il giudizio abbreviato, mentre per il primario della cardiochirurgia pediatrica, Guido Oppido, la decisione sulla richiesta di rinvio a giudizio è stata rinviata al prossimo 4 maggio.
Nella relazione medico-legale autoptica sulle cause della morte di Irene firmata dal prof. Antonio Perna, dal dott. Pietro Tarsitano e dal cardiochirurgo Carlo Vosa si legge: “Gli elementi tecnici raccolti con lo studio della documentazione in atti, con lo studio dei dati anatomo – istopatologici rilevati nel corso delle operazioni autoptiche a Noi affidate ci permettono di affermare la sussistenza di profili di responsabilità professionale a carico dei sanitari del P.O. Monaldi dell’Azienda Ospedaliera dei Colli che, negligentemente e imprudentemente si limitarono ad un esame clinico senza nemmeno riportare i dati rilevati in cartella clinica, effettuarono solo un esame elettrocardiografico che evidenziò, peraltro, una frequenza cardiaca patologica (180 battiti al minuto) ed un esame ecografico FAST insufficiente per la diagnostica di rigetto cardiaco in atto. La piccola Del Medico con la storia di una grave patologia cardiaca e pregresso trapianto, lungo periodo con cuore artificiale, in presenza di uno stato febbrile e di una frequenza cardiaca elevata, andava subito ricoverata, monitorizzata, sottoposta ad un approfondito esame ecocardiografico ed una rx del torace e ad ulteriori esami diagnostici che avrebbero evidenziato segni del rigetto del cuore trapiantato con necessità di terapia e trattamento specifico. Ciò non accadde e la piccola fu dimessa con invio al pediatra curante, che sicuramente non poteva essere all’altezza di fronteggiare una simile e delicata situazione patologica. Va inoltre sottolineato che in Regione Campania l’unica struttura di riferimento per i Trapianti di Cuore e per l’assistenza post-trapianto è l’Ospedale Monaldi, per cui il continuo, necessario monitoraggio poteva e doveva essere effettuato solo in quella struttura ospedaliera

 di Alessandra  del Giudice

 
LEGGI L’INCHIESTA
Prima parte: L’ASSISTENZA AI TRAPIANTI PEDIATRICI SI È FERMATA A NAPOLI
Seconda parte: OTTO ANGELI IN DUE ANNI

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui