Un’intera mattinata a curare il verde, pulire le aiuole, spazzare i marciapiedi restituendo con il sudore e la fatica alla centralissima piazza Cavour un’immagine nuova affrancata dal degrado. Un modo concreto, nobile, utile di contraccambiare l’accoglienza e la vicinanza offerta dai napoletani in questo momento così drammatico in cui infuria la guerra d’Ucraina. La comunità del Paese dell’Est Europa presente a Napoli ha mandato un segnale forte di riconoscenza alla città ridando un volto presentabile a una piazza spesso sinonimo di abbandono. Con il placet della Terza Municipalità Stella-San Carlo all’Arena e di Asìa l’associazione Futuro Ucraina, con sede in via Mario Pagano 33 non distante dalla stessa piazza, ha riunito lo scorso venerdì mattina una cinquantina di connazionali – alcuni già presenti a Napoli altri appena arrivati perché fuggiti dal Paese attaccato dall’esercito russo- intraprendendo la meticolosa azione di pulizia di piazza Cavour.

Il perché dell’iniziativa – Tania Kravets, tra le referenti di Futuro Ucraina, ha spiegato: «Volevamo ringraziare il popolo di Napoli che ci ha aiutato non appena è scoppiato il conflitto e ci sembrava giusto farlo ripulendo proprio piazza Cavour, frequentata da molti ucraini che vivono in città. Inoltre, noi amiamo le piazze curate, per noi è un segno di civiltà. Siamo partiti dall’area del Museo Archeologico continuando via via per tutta piazza Cavour. Ci siamo fermati soltanto a lavoro concluso». E i risultati, positivi, si sono visti. Finalmente le aiuole sono tornate a essere tali, i cumuli di spazzatura (puliti ogni giorno da Asìa seppur non manchino difficoltà) spariti, il verde tornato a essere nuovo visibile. Tania, che per tutto il tempo della pulizia di venerdì ha indossato la bandiera gialla e blu dell’Ucraina per sentire ancora di più vicino il suo popolo, insieme al compagno che lavora nel negozio di alimentari Hopack di via Vergini ha raccolto presso la sua associazione di via Mario Pagano quanto messo a disposizione dai napoletani: medicine, vestiti, cibo presso la sua associazione facendo poi in modo che il tutto arrivasse ai suoi connazionali rimasti senza più nulla. «Abbiamo ascoltato le storie di donne e bambini costretti a subire abusi sessuali e poi uccisi. È impossibile non piangere – ha aggiunto Tania da 15 anni a Napoli – Noi ci siamo prodigati il più possibile nel trovare alloggio a chi non aveva un appoggio di parenti e amici e anche quelli che hanno perso un padre, una madre, un fratello, una sorella. Anche io ho ospitato a casa mia una donna con suo figlio. Ci sono persone che non hanno più una casa, non hanno niente».

L’indignazione – A subire giorno per giorno il degrado di piazza Cavour residenti, passanti, commercianti gestori di attività. Tra questi c’è Monica Casillo, titolare di una struttura ricettiva proprio nelle vicinanze del Mann in un’area spesso scelta dai senza fissa dimora come riparo non avendo molto spesso alcun posto dove andare. «Da tre anni sento discorsi dei miei ospiti provenienti da tutto il mondo del tipo: “La città è bellissima ma è sporca’’. Per me è lancinante. In diverse occasioni – il racconto di Casillo – ho pagato di tasca mia alcune persone per pulire le aiuole ma non è così che funziona: sono le istituzioni a dover programmare piani di pulizia e cura. Il cittadino si deve abituare al rispetto dei posti che frequenta, per evitare che si buttino bottiglie e fazzoletti a terra. Lo stesso discorso vale per la fontana del Tritone Non ci vuole una laurea in ingegneria atomica per comprendere che se non si utilizza il cloro l’acqua diventa verde».

di Antonio Sabbatino

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