Non sempre famiglia, partner, amicizia fanno rima con amore. Tutt’altro. Le relazioni abusanti possono esistere in ogni contesto affettivo e le statistiche lo spiegano bene, è tra le mura domestiche che si consumano più spesso gli abusi e le vittime vengono investite da una doppia tragedia: subire violenze e subirle da chi si ama. Per i giovanissimi, in primis i minori, gli ostacoli da superare per trovare una via d’uscita a un contesto del genere sono doppi perché, a fronte di un sistema giudiziario e culturale che oggi fa fronte compatto e con sempre maggiore sensibilità e strumenti contro le violenze sui minori, sussistono comunque paura e incertezza quando un giovanissimo deve riconoscere un abuso e poi denunciarlo. E’ per questo che a Portici la cooperativa Shannara, da anni sentinella sul territorio vesuviano contro le violenze su donne e minori, ha avviato un progetto importante che si intitola “Pro Youth” e sposa tecnologia e informazione per arrivare proprio agli adolescenti ma non solo. «Galeotta è stata una conferenza in Giordania – spiegano Paola Schettini ed Emanuela Trisolini di Shannara – quando sentimmo per la prima volta parlare di honour related violence, una forma di violenza di genere legata alla comunità e alla famiglia di appartenenza. Da quella conferenza abbiamo deciso di dare il via al nostro progetto, una app contro la violenza di genere». La honour related  violence comprende diversi tipi di crimini, molti dei quali specifici di determinate culture o relativi a precise comunità. Pensiamo ai matrimoni combinati che spesso riguardano proprio ragazze e ragazzi le cui famiglie seguono i dettami delle culture di appartenenza; al bullismo che subiscono gli adolescenti della comunità lgbtqia+; all’emarginazione con cui in certi contesti sono punite le donne ‘colpevoli’ di adulterio e persino all’aggressività nei confronti di chi semplicemente esprime sé stesso vestendo o comportandosi in maniera ‘diversa’.  Secondo una definizione condivisa, la honour related  violence  «agisce come un metodo per sorvegliare il comportamento delle donne (e uomini) e la loro autonomia sessuale, permettendo così agli uomini di esercitare il controllo». Le vittime più spesso sono donne e minorenni, i carnefici familiari e partner. «Questa app – spiega Paola Schettini – si rivolge sia ai giovani sia ai professionisti. Elaborata dalla società Switch srl di Napoli, si struttura a fumetti nei quali vengono proposte situazioni a rischio. Il fine è di indurre chi fruisce della applicazione di riconoscersi eventualmente in quegli scenari. La stessa app fornisce poi dei Warning Signs, ovvero dei segnali di pericolo come il desiderio di fuga dalla propria famiglia o di suicidio, che consente alla persona di leggere la propria condizione e in seguito, eventualmente, rivolgersi ai canali che offriamo per chiedere aiuto». L’applicazione utilizza un linguaggio semplice e una grafica accattivante e prevede anche una seconda parte dedicata ai professionisti, in primis gli educatori, ricca di riferimenti legislativi. La app sarà scaricabile da marzo in Italia, Giordania, Finlandia e andrà a costituire l’ennesimo tassello della Cooperativa Shannara per la lotta a tutela di deboli e minoranze. Nata nel 1996, Shannara oggi è un punto di riferimento nel Vesuviano. Due comunità alloggio per minori e Casa Donna Elvira, struttura in cogestione con il Comune di Portici che si trova in un bene confiscato ed è e dedicata alle donne abusate costituiscono la missione della Cooperativa. «Luoghi in cui proviamo a mettere a disposizione le nostre competenze e sensibilità – spiegano Paola ed Emanuela – grazie a uno staff di esperti composto per lo più da donne che aiutano il minore o la donna a iniziare a liberarsi dei propri demoni». Le due comunità alloggio possono ospitare fino a venti minori (maschi e femmine) mentre Casa Don Elvira ha quattro posti letti destinati anche a eventuali figli delle donne «cui destiniamo supporto psicologico ma anche legale». Nel corso degli anni nelle ‘case’ di Shannara sono passate storie e vite tra le più diverse, tutte accomunate da difficoltà, abusi, tragedie personali che i professionisti provano a far ‘sfumare’ con le competenze e il supporto di un territorio che si è sempre stretto alle persone supportate: «Non è un caso che molti dei ragazzi passati di qui poi restano a Portici, qui prendono casa e trovano lavoro». Una storia felice, quella di Shannara, riconosciuta come importante anche dalla comunità: «Ma ancora c’è tanto da fare, soprattutto in tema di violenza sulle donne. Una volta che la donna ha preso coscienza degli abusi, esiste un muro di burocrazia che scoraggia. Da noi ad esempio arrivano dopo un iter che passa per forze dell’ordine e magistratura, noi diciamo sempre che ci vogliono tempo e pazienza». Tempo e pazienza che una donna abusata deve recuperare dal proprio fardello, già pieno di problemi e drammi. 

 

di Bianca Bianco 

foto © Ferdinando Tononi Progetto FIAF-CSVnet “Tanti per tutti. Viaggio nel volontariato italiano”

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