FIGLI D' 'A MADONNA CARFORANAPOLI – Grazie al patrocinio morale dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Napoli, l’Associazione Culturale NarteA esibisce “Figli d’ ‘a Madonna”, una visita guidata teatralizzata che vuole far conoscere la storia dell’Annunziata, del Brefotrofio, della Ruota degli “Expositus” e del Succorpo attraverso queste pièce teatrali, scritte e dirette da Antimo Casertano, incentrate sull’usanza mai persa dell’abbandono. L’iniziativa sarà messa in scena, con l’interpretazione dello stesso Antimo Casertano, le attrici Federica Altamura e Marianita Carfora, affiancati anche dell’esperta guida di Alessia Zorzenon, sabato 16 novembre 2013, con due turni adisposizione alle ore 16:45 e 17:45, su prenotazione obbligatoria ai numeri 339.7020849 – 334.6227785. Costo biglietto 10,00 euro.

«Questo evento pone l’accento sul tema dell’abbandono, una sorta di storia nella storia raccontata da una voce tra le tante voci, partendo appunto da un gemito, di chi è stato lasciato proprio in quella ‘Rota’ dell’Annunziata – dichiara Antimo Casertano, attore, autore e regista di quest’opera targata NarteA – Non meraviglia di queste storie il rovescio dell’idea caritatevole di accoglimento, grazie al mantenimento garantito ai bimbi dalla Real Casa. Un’insolita svolta del destino avvenne nel caso dello scultore Vincenzo Gemito, anch’egli “figlio d’ ‘a Madonna”, per cui il tormento dell’abbandono trovò conforto ed espressione nell’estasi creativa, ma che non bastò a preservarlo successivamente dai fantasmi di una ‘follia’ che ne compromise l’esistenza, accompagnandolo fino alla morte».

La struttura dell’Annunziata sembra risalire al 1316, quando i fratelli Scondito innalzarono un tempio votivo in onore della Santa vergine Maria e attraverso il patrocinio della Congregazione della Santissima Annunziata fondarono un’istituzione d’assistenza per la cura dell’infanzia abbandonata. Infatti, era proprio un venerdì sera, in coincidenza della processione dei Battenti, quando fu ritrovato il primo “abbandonato”: da quel momento in poi, sembra che la voce si diffuse per la città e ogni venerdì era possibile udire un altro nuovo gemito fuori le porte dell’Annunziata.

di Aldo D’Amore

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