ROMA. “Gestire il rischio idrogeologico deve essere una priorità”. A dirlo sono Legambiente, Coldiretti, Anci, Consiglio nazionale dei geologi, Consiglio nazionale degli architetti, Consiglio nazionale dei dottori agronomi e forestali, Consiglio nazionale degli ingegneri, Consiglio nazionale dei geometri, Inu, Ance, Anbi, WWF, Touring Club Italiano, Slow Food Italia, Cirf, Aipin, Sigea, Aiab, Tavolo nazionale dei contratti di fiume Ag21 Italy, Federparchi, Gruppo183, Arcicaccia. Associazioni e ordini prefossionali chiedono impegni concreti da mettere in campo son dall’inizio della legislatura: semplificazione normativa, risorse economiche, nuovo approccio tecnico scientifico.“Riteniamo necessario affrontare la questione sotto tre aspetti prioritari – scrivono i firmatari della suddetta coalizione nella lettera aperta ai candidati premier diffusa oggi – la semplificazione normativa per il governo e la manutenzione del territorio, il reperimento e la continuità delle risorse economiche e un nuovo approccio tecnico scientifico al problema, adeguato alle novità e ai cambiamenti in atto. Le scriviamo – aggiungono – convinti che mettere in condizione il paese e le popolazioni di gestire il rischio idrogeologico debba essere una priorità nel suo programma di governo, e che questo non produrrà solo sicurezza e un risparmio certo di risorse, ma anche un’ottima occasione di rilancio economico e occupazionale nei territori”. Gli obiettivi sono quelli su cui le stesse organizzazioni stanno lavorando per rispondere in maniera efficace alle ripetute emergenze legate al rischio idrogeologico nel nostro Paese e per formulare nei prossimi mesi una proposta di lavoro concreta e dettagliata, anticipata nella lettera con la richiesta dei tre impegni da rendere operativi urgentemente: adoperarsi per un migliore coordinamento della normativa esistente e una identificazione chiara delle competenze e del sistema delle responsabilità, a partire dalle Autorità di distretto; tornare a garantire risorse economiche adeguate e continue, per cui sarà necessario trovare appositi meccanismi finanziari e ripristinare quelli previsti in passato. Il 2010 infatti è stato l’ultimo anno che ha visto l’inserimento in Finanziaria di risorse destinate alla mitigazione del rischio idrogeologico e dal 2003 lo Stato non finanzia più la manutenzione dei bacini idrografici; mettere in atto l’approccio multidisciplinare della Direttiva Quadro Acque e dalla Direttiva Alluvioni, promuovendo la partecipazione attiva di tutte le parti interessate, dando priorità non più alle opere di difesa convenzionali ma a misure che restituiscano più spazio ai fiumi e più in generale portino sia riduzione del rischio che benefici all’ambiente. “L’anno che si è appena concluso – si legge ancora nella lettera – ha evidenziato in modo inequivocabile che le conseguenze dei cambiamenti climatici su un territorio reso drammaticamente vulnerabile dal dilagante consumo di suolo e dalla mancata o errata manutenzione, oggi costituiscono un elemento da cui non si può più prescindere. Serve quindi un’azione urgente ed efficace per la mitigazione del rischio, stabilendo strumenti e priorità d’intervento e risorse economiche adeguate, senza dimenticare le attività di informazione e formazione dei cittadini su questi temi. Un approccio che superi la logica di emergenza che ha caratterizzato questi ultimi dieci anni, mettendo in campo una politica integrata che coinvolga tutti i soggetti interessati per passare dalla logica della riparazione a quella della prevenzione, con indubitabili positive conseguenze anche sul piano economico”.

di Mirella D’Ambrosio

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