EGITTO. È salito a sette morti e 630 feriti il bilancio degli scontri scoppiati a Port Said, in Egitto, durante i funerali delle 37 persone morte nelle violenze di ieri nella stessa città. Lo riferisce il responsabile degli ospedali di Port Said, Abdel-Rahman Farah, precisando che alcuni dei feriti riportato ferite dovute a colpi d’arma da fuoco. Durante i funerali molti dei partecipanti hanno intonato conti contro il presidente Mohammed Morsi. A un certo punto alcuni uomini armati hanno provato a fare irruzione in due stazioni della polizia e nel principale carcere della città e ne è scaturito uno scontro a fuoco.
STATO D’EMERGENZA – Il presidente egiziano Mohammed Morsi ha dichiarato lo stato d’emergenza e ha imposto il coprifuoco per 30 giorni nelle tre città sconvolte negli ultimi giorni da scontri che hanno causato almeno 45 morti e oltre 400 feriti. La misura entrerà in vigore dalla mezzanotte locale (le 23 in Italia), ha spiegato lo stesso Morsi in tv preannunciando misure più dure, «ove fosse necessario». Allo stesso tempo Morsi ha convocato per lunedì i leader dell’opposizione del Fronte di Salvezza Nazionale. Gli scontri sono iniziati al Cairo ma in forma maggiore a Suez venerdi 25 gennaio, secondo anniversario dell’inizio della rivoluzione che depose Hosni Mubarak. Il giorno dopo la condanna a morte per 21 persone per la strage del febbraio 2012 allo stadio di Port Said ha causato altri 30 vittime.
L’ASSALTO DI SABATO – Nell’assalto della prigione della città e ad altri uffici pubblici sabato erano state uccise 31 persone. I partecipanti ai funerali hanno scandito slogan contro i Fratelli Musulmani e il presidente Mohamed Morsi, mentre sconosciuti hanno lanciato bombe molotov contro il club delle forze armate e della polizia, provocando un inizio di incendio.
Redazione Online www.corriere.it

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